di Giuseppe Rigotti
In Italia la sinistra abbandona il campo: pur spostandosi al centro il risultato è che non cambi nulla; resta una scatola ‘fragile’ sballottata nello stanzino delle correnti più grette e torbide. Il luogotenente Pd potrà sopravvivere facendo tesoro dei nuovi programmi, mostrando un seno più fruito nell’ occasione di incrementare le candidature per il ruolo legittimo della donna.
È inammissibile che un partito di sinistra scansi le “quote rosa” calando dei nomi in modo sprovveduto, limitando la sfida sul criterio delle valutazioni. In pole position per le primarie (Rosy Bindi e Roberta Pinotti). Ancora non si vede la linea soddisfacente, si vede però l’ombra di un Congresso che vuole accelerare a tutti i costi pur di invadere il campo con le sue riserve. Nulla da discettare se non fosse per la stabilità dei trasgressori intenzionati a sfilare gli incarichi, anche quelli su decisione locale.
L’arrivo di E. Letta è servito a smuovere un certo vento con l’obiettivo di arrivare ad una candidatura unitaria (per ora) senza traslare -salme- per le ammucchiate fuori dal perimetro. Il Pd si prefigge di lavorare con i grillini e Conte pur di arginare la destra nella leadership ma i segnali identificano un passaggio a doppia frontiera: ‘sì’ per carità, ma con quale tenuta?
Attenzione perché alla prima ghiotta confederazione dovranno gioire i -confederati- senza troppi retropensieri ed evitando per ogni tipo di accordo il ‘pasticcio’ innescato oppure l’insofferente controluce di fondo.
Ma nell’ incipit della trama qualcosa sta andando storto e divampa una sintesi interna senza supporto. Ne prende testimonianza il senatore Marcucci che ha smarcato i consigli della guida toto femminile del neo segretario piddino, quest’ultimo già pronto a trovare il modo di risolvere facendo roteare alta la sciabola ora che la sfida richiede energia necessaria per agire.
Redazione