di Giuseppe Rigotti
È arrivato Draghi con la gloria di un campione ma nella stoffa ha commesso l’attribuita leggerezza in vigore: schivare il comparto al suo interno, affidarsi anima e corpo all’unica certezza di avere un Cts squadernato e inafferrabile.
La cabina di regia è in tilt, mancano i tasselli per potere riaprire e allora credono di tirare la nostra vita come una salda catena. Compromessi dagli errori ereditati dimenticano completamente la pelle per un ennesimo, grosso elefante rosa figurato in DPCM mentre il Regno Unito corre col suo trofismo incalzando la normalità. Ma come, la realtà ha smesso di impressionarci? Il punto centrale non era -variare- e farlo pure in fretta?
È impensabile che il trend sia sempre lo stesso con a fianco la rimarcata decisione del ministro Speranza a non concederci un briciolo di libertà; ormai costui è conscio dei suoi limiti, subalterno ai soli illustrativi “comandi scientifici”.
Sull’emergenza sanitaria si vagheggia alimentando un paradossale di più e francamente il risultato non scansa la molesta continuità di cui avremmo fatto volentieri a meno. Siamo tracciati da un’imposizione odiosa del ‘chiuderci tutti dentro’ che non ci fa avanzare e che non soccorre affatto la nostra società. Qualcuno spigliato di autorevolezza dica a costoro che la somministrazione dei vaccini non basterà, che l’intervento del generale degli alpini Figliuolo non ha sostituito l’ organizzazione delle strutture ospedaliere più vulnerabili e inadempienti; dopotutto anche in emergenza, “qualità” equivale alla sostanza.
Chi segue il dibattito Internazionale sa perfettamente che la stagione del lockdown è finita, mentre da noi ricalca l’aspetto inerte della politica padroneggiata a macchia territoriale cui resta complessa la trattazione con le Regioni: danni sanitari, economici, psichici, relazionali, ci troviamo nella terribile palude dantesca in cui bolle una naturale predisposizione all’ira, alla rabbia.
Da questo palpabile manifesto –nella sventura per la sventura– avremmo poi bisogno di una seduta psicoanalitica.
Redazione