di Giuseppe Rigotti
Nonostante i pieni poteri la classe dei responsabili ha preferito trascorrere tempo derubricando, piuttosto è risaputo che una barca ferma non fa viaggio, e quando le alternative non ci sono si chiudono anche i porti per timore di smarrire le distanze. Dopo un anno di coda il governo si redime sfogliando l’unica lettura capace di intendere e di volere: “riaprire” in data 26 aprile concentrando il rimbalzo per l’economia. Immergetevi quindi nel -slogan- sostanzioso.
Finalmente c’ è una data precisa, una dichiarazione conferenziera che prevede di travalicare ogni ideologia possibile tra ‘aperturisti e chiusisti poiché ciò che conta davvero è riaprire snervando le polemiche.
Ebbene sì, questa volta niente barcollìo con la testa, il premier accende il motore e chiede di governare col “rischio ragionato” trionfalismi a parte. Ma con quale testa avanzeranno i criteri delle Regioni?
Se così fosse la sventura sarebbe tornare alla condizione di pecore smarrite differenziando la scelta del governo. Una manovra da storcere il naso.
Nell’ interpretazione politica il pressing per le riaperture è arrivato dal maturando Matteo Salvini sempre più insider è accusato di giocare all’ombra del “consiglio”, di aver tirato un calcio agli stinchi dell’avversario Speranza riportandolo sul suolo della gente comune. Poi c’è tutta la questione degli investimenti per le opere pubbliche, una sfida di raffinato tessuto ‘Mario Draghi’ all’altezza dei giganti Europei; consisterebbe nel deviare la selva burocratica. E su questo non possiamo enfatizzare.
Gli economisti di parte sono convinti fautori del nuovo New Deal per la
–trasformazione ambiziosa– purché a vedere la luce siano in primis le migliaia di piccole e medie imprese già in difficoltà moribonda: inutile girarci intorno, servono aiuti concreti per guarire il “mercato”. Partendo da chi non regge più ‘bordo’.
Con questa parola definitiva non limitiamoci ad aprire un elenco straccio. Ci sarebbe -ahinoi- da aizzare apertamente una condotta << j’ accuse>>, e dal momento che l’ alba invoca affannosamente i suoi dubbi, stiamo attenti a non separarci dalla faccia della terra. (Oggi, è già domani.)
Redazione