di Giuseppe Rigotti
È concesso avere un segretario di partito che sappia apparire e scomparire dal monitor?
Enrico Letta è spettro di un “Pd” catastrofico, irresoluto nel concedere alleanze con i grillini e fronteggiare l’attesa di una destra capace fulmineamente di ribaltarsi in attrazione pro-amministrative. Dunque per la sinistra il capitolo
è -in bianco- nel rapporto continuo di conflitto nominale cui si aggiungono spese per gli elettori costretti a crederci -sempre meno-. Il Pd (figlio prediletto) divorato dal gigante nella grotta.
Tra l’altro, chiacchierando pochi minuti con Virginia (insegnante di liceo), è venuta fuori la scoppiettante battuta:
Non voterò più il Pd, ha perso il polso di -noi insegnanti- considerati (ceto medio). La sintesi di una piazza establishment “fuori dal monitor” della vecchia guardia.
Nessun trionfo neanche per Renzi e Calenda, proprio costoro scappati dal carrozzone poiché consapevoli di essere investiti come liberi pedoni. Travalica l’ ideologia del potere più che dell’ interesse generale ed è una fesseria liquidare la questione.
Ora che il leader prende tempo scalzando N. Zingaretti con tutta la trafila dei 5stelle, gli resta affannosamente da camminare sulle acque torbide così da ignorare la partita delle amministrative e non beneficiare dell’ ascesa pur di trattenersi il fiacco 20 per cento nei sondaggi: e comunque vada il Pd (poco partecipativo) ha perso nelle azioni la base “progressista”per risalire la china.
Il nuovo percorso esiste e gode dei suoi difetti peggiori; d’altra parte però, a squarciare la cornice potrebbe essere proprio quell’ alito di interazione con l’ex premier Giuseppe Conte simbolico nell’ arena politica con la sua dimensione: “pas de nouvelles, bonnes nouvelles”. È tutto per questo capitolo, consigliamo ad Enrico di suonare la campana.
Redazione