Ipotizziamo che dopo migliaia di lotte per l’uguaglianza dei diritti, dopo anni di prevaricazioni e di idee discriminatorie, dopo l’approvazione (non senza alcuna difficoltà) di leggi che tutelino i diritti delle donne, arrivi un capo dell’organizzazione di una partita di calcio dedicata all’integrazione e alla beneficienza a cacciare dal tavolo degli artisti una ragazza.
Una ragazza che non aveva, a detta di chi ha ben pensato di allontanarla, il diritto di sedere al tavolo dei calciatori in quanto donna. Non perché si fosse seduta al tavolo “degli avversari”, ma proprio perché donna.
Nel 2021, quando il mondo cerca di allargare la gamma di diritti umani, mentre si sperimentano nuovi mezzi di comunicazione, mentre si inventano cellulari in grado di accendere la lavastoviglie e la domotica semplifica la vita, le donne, per qualcuno, restano una categoria inferiore.
E no, non crediate che siano episodi estremamente sporadici o comportamenti perpetrati da persone di bassa cultura, perché il fenomeno del “machismo” è molto più diffuso di quanto pensiate. E i paesi occidentali, quelli cosiddetti socialmente avanzati”, non ne sono immuni.
Basti pensare che negli ultimi mesi, mentre il tasso di disoccupazione maschile scendeva al 10.1%, quello di disoccupazione femminile saliva all’11.4% e proprio durante questi mesi di crisi pandemica le donne sono state la categoria più penalizzata: a dicembre 2020 il 98% dei licenziamenti ha riguardato proprio il genere femminile.
Ma non è finita qui. Parliamo dei colloqui di lavoro: a quanti uomini durante un colloquio preliminare viene chiesto se hanno intenzione di avere figli? A quanti viene domandato se il proprio fidanzato sia d’accordo con le eventuali trasferte di lavoro? Quanti uomini vengono giudicati sulla base della propria libertà di movimento? La risposta è fin troppo semplice: quasi nessuno.
Quanto accaduto ad Aurora Leone, perciò, è solo il sintomo di una malattia latente ed invalidante di un modo di pensare generalizzato. È figlio di un mondo in cui i modi di dire, la pubblicità, persino le barzellette convogliano tutte verso un modo di pensare alla donna come ad una figura pensante relegata al ruolo di mamma e moglie. Tutto ciò che si distacca da questa idea, appare innaturale.
Perciò non releghiamo l’episodio subito da Aurora Leone come ad un caso su un milione, ma riflettiamo sul fatto che eventi simili accadono, in una visione ottimistica della realtà, una volta su dieci. E facciamo in modo che non accadano più.
Anna Catalano