Democrazia del popolo lancia candidato Sindaco Carlo Priolo
Il “ruolo” e lo “status” per coloro che sono posti della gerarchia del comando e del giudizio vengono conferiti dal consenso del popolo sovrano così come il dissenso e il disprezzo verso l’illegalità vengono espressi da quella parte della comunità che si trova dalla parte opposta alla linea di faglia che divide gli stessi appartenenti alla comunità secondo l’incerto perimetro della legge scritta nei codici.
Ma la legge può essere un parametro insufficiente, un criterio precario per distinguere tra coloro che agiscono e lavorano per generare la legalità nella realtà sociale e coloro che pur non appartenendo di fatto alla criminalità organizzata ne sostengono l’azione con la diffusione di ideologie efferate di odio sociale, di finte contrapposizioni, di penose tecniche di distrazione di massa, di patetiche manipolazioni dei consensi, di lucide azioni ingannevoli, intestandosi primati che non hanno mai conquistato, privilegiando nell’agire la prepotenza, la falsità, il complotto.
Mi riferisco se non fosse chiaro agli appartenenti alla c.d. moderna sinistra che hanno tradito i primordi degli avi politici, i quali hanno ingenuamente consentito la sovietizzazione di parte dei Paesi dell’Europa occidentale, che tra luci ed ombre hanno comunque in parte contribuito alla difesa degli oppressi e degli ultimi, imitando goffamente il messaggio unico, irripetibile, universale del Vangelo di Gesù di Nazaret che pone l’uomo senza spazio e senza tempo davanti al bene della misericordia, pagando per tutti gli uomini della terra con la crocifissione, tanto che gli astanti dell’epoca hanno scelto Barabba.
Oggi quell’antico mondo di donne e di uomini che pur non conoscendo nulla di quanto Karl Marx e Friedrich Engels hanno detto e scritto hanno alzato la bandiera: “proletari di tutto il mondo unitevi non avete da perdere che le vostre catene”, che comunque aveva in nuce un appannato principio di giustizia sociale, di progressiva uguaglianza materiale. Oggi, dopo il mitico ’68, abbiamo le sorelle nate a pasticcini e nutella, ricche di supponente ignoranza, di incontinente idiozia mediatica, nel tentativo maldestro e letale di conquistare un bottino di condivisione tra altri malati mentali che dopo aver sognato un a divinis sono cadute dal letto e non sono riuscite a leggere la realtà circostante. Il tempio ancora in vita di questo agglomerato di fannulloni, di questi rifiuti umani, sono le compagne vip di strada, della mitica “casa internazionale delle donne” nata dalle rivendicazioni femministe degli anni ’70 per la libertà, l’autodeterminazione e la differenza delle donne che già allora avevano difficoltà a capire le esigenze delle donne lavoratrici secondo il famoso e insuperato testo di Lenin scritto alla fine dell’800. Le abusive occupanti del prestigioso complesso monumentale del Buon Pastore fin dal ‘600 adibito a reclusorio femminile hanno delegato il Presidente delle Regione Lazio Zingaretti a sanare in parte gli arretrati del canone di locazione, già ridotto del 90% dalla Sindaca Raggi, in quanto le amazzoni dei diritti inviolabili delle donne non si sporcano le mani con il vile denaro e dato che pensano per gli altri sono esentate da pagare i debiti contratti personalmente. Ovviamente sono tutelate da tutta quella pletora di mentecatti che non avendo mai lavorato hanno trovato asilo nelle caverne in disuso dove un tempo alloggiavano i compagni del PCI che volevano portare la rivoluzione della classe operaia in tutto il mondo contro lo sfruttamento dei biechi capitalisti e non si può dire che avessero tutti i torti.
Oggi le demiurghe delle kermesse variopinte delle carnevalate di piazza a suon di paillettes, cotillons, culminano nei giovedì grassi della politica da supermercato, nella astinenza totale da qualsivoglia testo sacro di filosofia o sociologia, per ubriacarsi al suono dei tamburi della ignominia e della perfidia per liberarsi dell’imbarazzante passato sicuramente glorioso e valorizzare la donna borghese, benestante, insegnante d’arte culinaria, che forse sembra stonare davvero con donne professioniste, impegnate nell’agone politico e sociale con qualche benefico difetto che a volte sperperano i loro saperi replicando alla demenza delle ancelle del c.d. pensiero di sinistra elaborato dentro teste piene di segatura che hanno il pregio di inquinare la conoscenza e non sanno come arginare l’imbarazzante presenza di donne traboccanti intelligenza, vibranti energie, affascinanti attrattive di una chimica sociale che traccia il ribaltamento della posizione sovente incoerente dell’uomo, meglio del maschio, che se pur dotato di eccelse conoscenze culturali e tecniche deve ripercorrere il comportamento dominante dai primordi liberandosi di una falsa coscienza da dominatore.
I costruttori del movimento politico “democrazia del popolo” nato nella culla dell’eroico quotidiano “PAESEROMA – corriere del popolo” mi hanno proposto di candidarmi come concorrente a Sindaco di Roma, un impegno oltre le mie possibilità. Ma quale che sia il risultato elettorale da zero voti a quanti verranno mi impegnerò da subito a tentare di mutare la struttura del pensiero della collettività romana e la prima operazione non può che essere la cancellazione della casa internazionale della donna con le sue componenti che rappresentano un esempio superbo di illegalità, un centro di malaffare sociale, di istigazione all’odio cittadino, una esiziale manifestazione di disuguaglianze.
Questi patetici personaggi si intestano da sempre finte difese di minoranze, di soggetti deboli, della parte più vulnerabile della popolazione e sono di fatto i loro carnefici godendo di privilegi indecenti. Un coacervo di interessi opachi e corruttivi, un territorio nauseabondo di assenza di rispetto verso gli altri, dove primeggia una incontinente aggressività dialettica, tanto da intestarsi la medaglia di latta dei più feroci sostenitori dei sequestri di Stato dei figli d’Italia espropriati ai genitori biologici, una rapina del mistero della nascita, del mito del bambino, un vilipendio alla conservazione della specie umana, la santificazione della madre, la Grande Madre per dirla con Jung.
Carlo Priolo