“Un mio grande amico mi ha scritto alla vigilia che queste finali si vincono con il cuore. C’ho pensato e aveva ragione. Io ho sempre programmato tutto nella vita e ci avevo messo troppa testa, troppe idee confuse. Oggi ce l’ho messa tutta, e gli altri potevano fare qualsiasi strategia ma il cuore è quello che conta” Basterebbero queste parole per descrivere l’impresa memorabile di Gregorio Paltrinieri, un’impresa che vale di più anche dell’oro di Rio. E’ l’Aquatic Centre, è la finale degli 800 stile. Greg è in corsia 8, con l’ultimo tempo di qualificazione: ha sofferto molto nella batteria, la sua era una nuotata difficile. Greg sa che per vincere una medaglia serve il cuore, serve andare oltre l’ostacolo: è una gara contro sè stesso, contro la mononucleosi che lo ha debilitato, contro la paura di buttare al vento cinque anni di sogni. I favoriti sono nelle corsie centrali e sono Romanchuk e Wellbrock. Si parte, purtroppo senza il boato del pubblico. E Greg attacca subito, con coraggio, con passione, con cuore ed anche con amore per quella vasca in cui sta coronando i suoi sogni di bambino. E davanti già alla prima vasca e il vantaggio aumenta fino a 1″80: anche chi commenta in TV è convinto che prima o poi Greg cederà e che gli altri lo supereranno. E invece Greg continua a rimanere davanti, vasca dopo vasca. Magari non è la nuotata perfetta a cui ci ha abituati il fenomeno di Carpi, ma siamo in una finale olimpica e lo stile non è la cosa più importante. Gli avversari si avvicinano, ma non lo superano se non alla penultima vasca: ma Re Gregorio rimane là. E torna davanti come in un sogno che vuole diventare realtà. E’ un momento di rara intensità emotiva. C’è un momento in cui Greg sembra vincere ma negli ultimi metri arriva l’americano Finke che lo passa e si prende l’oro in 7’41″87. E poi c’è lui, c’è Gregorio Paltrinieri con uno spettacolare, indimenticabile, pazzesco argento: il tempo è 7’42″11, ma quello conta poco. Conta la medaglia, inattesa e quindi ancora più bella. Nella dolce notte olimpica italiana, il sorriso che Greg regala alle telecamere è radioso: è il sorriso di chi ha temuto di gettar al vento anni e anni di rinunce e sacrifici e invece ora può felicemente indossare una medaglia. Non è quella dal colore più pregiato, ma ha una valenza infinita. Una storia magica che si collega idealmente a un’Olimpiade di 113 anni fa: c’era Dorando Pietri, anche lui di Carpi, che venne squalificato mentre stava vincendo una maratona. Ieri, in una situazione difficile, quasi impossibile, Gregorio ha fatto il miracolo, anche per quella squalifica del padre sportivo di Carpi. 29 Luglio 2021, è Tokyo, è l’Aquatic Centre: è il racconto di uno dei miracoli più belli dello sport italiano. E’ la vittoria del cuore, della voglia di lottare e di combattere, è la vittoria dell’amore per quella vasca. E’ medaglia d’argento. E’ semplicemente il fenomeno Gregorio Paltrinieri