Il 15 di agosto è assimilato popolarmente e interiorizzato come il momento culminante della stagione estiva: viene “celebrato” con gite, pic-nic, scampagnate, passeggiate nei boschi o, più consuetudinariamente, spiagge e falò. È conosciuto come ferragosto e l’immediato rimando culturale che se ne fa nell’immaginario collettivo è al riposo, alla spensieratezza, allo svago. In alcune località italiane anche al gavettone in riva al mare.
Ferragosto. L’etimologia ci viene subito in soccorso per farci comprendere dove abbia origine questa festività. Bisogna risalire all’epoca di Ottaviano Augusto (63 a.C. – 19 d.C.) e precisamente al 18 d.C. quando l’Imperatore istituì il “riposo di Augusto”, le feriae Augusti, ancorandolo alla tradizione dei Consualia, ovvero le feste che celebravano la fine del lavoro agricolo. A sua volta, tale tradizione era dedicata a Conso, dio della terra e della fertilità. Dunque una tradizione pagana antica in occasione della quale si organizzavano corse di cavalli, feste e decorazioni floreali, mentre i braccianti ricevevano una mancia dai loro datori di lavoro. Non si svolgeva in un’unica giornata bensì in un certo numero di giorni di riposo che aveva inizio il primo di agosto. Si badi che anche il nome di questo mese deriva da quello dell’imperatore Augusto. Attorno al VII secolo, le festività popolari legate al ferragosto furono spostate a metà mese per modificarne il significato dalla dimensione pagana a quella religiosa cristiana: l’Assunzione in cielo di Maria. Successivamente si stabilì di ricondurre tutto al 15 di agosto. Ma bisognerà aspettare il 1950 perché la Chiesa Cattolica, con papa Pio XII, proclamasse il dogma della Madonna che ascende in Paradiso al termine della propria vita terrena. Si tratta perciò di una festa pagana assimilata e modificata in ottica cristiana, così com’è avvenuto per altre ricorrenze dopo il progressivo sgretolamento dell’Impero Romano e il successivo inserimento del messaggio evangelico nella cultura della società. Un dato curioso, poi, è quello che ci viene offerto dal periodo fascista che riprende il concetto imperiale del riposo impiantandolo e adattandolo al Ventennio: si istituirono i “treni popolari di ferragosto” allo scopo di diffondere una tradizione della gita turistica a prezzi scontati, per consentire alle classi meno facoltose di poter fare turismo. Il programma prevedeva l’opzione “Gita di un sol giorno”, per destinazioni comprese entro i 100 chilometri, e la “Gita dei tre giorni” con spostamenti fino a 200 chilometri. Tutto rigorosamente con pranzo al sacco. Una tradizione, quella del pranzo al sacco, che resiste ai giorni nostri al di là del periodo di ferragosto.