di Giuseppe Rigotti
La storia si scrive determinando un unico vademecum plausibile e originale, non si possono storcere incomprensioni e misfatti: povero movimento che di certo non è una “canaglia”, ma che nel suo progetto non riesce proprio a spargere le ceneri di una nuova sinistra non poco dileguata dai continui imbarazzi. Nemmeno l’ agente speciale Giuseppe Conte può riuscirci se continua a vanvera invocando un serrato dialogo con i talebani afghani. Scivolano sui gradini alcuni grillini all’ interno del gruppo che senza risparmiarsi incidono nella pesante spaccatura:
“La strada del Movimento 2050 non mi appartiene ma questo non significa abbandonare gli obiettivi e le promesse fatte in campagna elettorale”
-afferma- la consigliera regionale del Lazio (Francesca De Vito).Il messaggio è chiaro, si riferisce alla brutta copia del movimento coi suoi giochini di tappare buchi:
l’ alleanza con i “dem” non salverà di certo le stelle pendenti né tantomeno il loro mutismo brillante (pardon) “codice etico”. Quando si tratta di perdere Beppe si traveste da predicatore, e si professa sciamano di tutte le intenzioni. Chiaro che una forza politica strutturata in questa maniera sia destinata a scomporsi nei cardini, con una riflessione contrastante ma sotto quali spoglie?
Un fuoco di paglia li coinvolge, restano passivi alle -beghe interne- e si arrogano il diritto di scippare qualche voto trasandato. (Non è un gioco rischioso quello del Movimento?)
Perfino il neo ministro “Cingolani” è finito nel bagno di sangue per aver discusso della strategia nucleare, e poiché lo si vede attento e concentrato si cerca di smuoverlo nel dovere: i garanti vorrebbero a tutti i costi registrarsi in “cabina di regia” pur di interferire nei temi di governo e portarsi “sotto al tetto” occupando interamente i primi seggi in parlamento: ma se continuano nella frantumazione più che essere ricevuti come ufficiali- sottufficiali finiranno presto nella violenta grandinata con tutti gli altri che danzano in -sicure casette-.
Redazione