di Giuseppe Rigotti
Il punto sulla questione sussidiaria si fa sempre più politico: da un lato c’ è chi vorrebbe abolire la (manovra sussidiaria), mentre
dall’ altra chi inneggia
carta bianca per incentivare le aziende ad assumere.
Due pesi e due misure che insieme non reggono altarino né tantomeno liberano l’ ingorgo per uscire dalla crisi. I grillini battono a rete unificate pur di non correggersi e mantenere il consenso, stessa chioma per il leaderino Conte:
“Ai politici privilegiati che vogliono abolirlo dico: ‘Vergognatevi’”infiamma l’ arena e cala mannaia sugli antagonisti Lega e Italia Viva.
Il reddito di cittadinanza avrebbe senso con la miracolosa collaborazione dei centri per l’impiego, ma poiché elargito a destra e manca (compresi i furbetti) ha praticamente indotto una mentalità fumosa: (resto sul divano e non ho esigenza di lavorare). Mentre intorno gravitano i precari, gli sfruttati, gli irregolari non riportati dal -mainstream- come dire: “Ora il problema ce l’hanno loro”.
L’ impressione è che ci sia uno sguardo opaco per le riforme da attuare, il governo draghiano va per scaramucce e timori abolendo la volontà dei partiti di mettere bocca su questioni di sviluppo comune: manca una strutturale riforma del fisco capace di irrobustire il crono-programma del Pnrr. Di base il Rdc reddito di cittadinanza serve nella funzione di ammortizzatore ma esclude l’ inserimento autonomo del lavoro: ormai il flop è parte grillina, ma ciononostante si cerca a tutti i costi di remare con gli elettori allargando la base del movimento. Poi se proprio non vogliamo capirlo, almeno siamo consci dell’ impronta pentastellata; di quanto sia simile a quella “dolce vita” caratterizzata dal caotico, volgare e cinico in cui i ricchi predicano ed i poveri arrancano briciole comprese le “lamentele” senza veramente chiederci (come uscire dal meccanismo perverso).
Redazione