di Giuseppe Rigotti
Il Pd si è accorto tardi di avere al suo interno la sindrome della rana bollita: quando i dem sono in pentola finiscono per -essere storditi- in attesa di essere cotti per bene proprio come il segretario spirituale E. Letta spinto a sacrificarsi mentre gli altri approfittano dell’ oro colato.
La sinistra non sventola bandiera né rafforza la leadership al suo interno, la tolleranza coi grillini è ancora troppo debole per i sondaggi. Il segretario Enrico Letta ha più volte affermato:
“il Pd è con il governo Draghi senza però”, e così in quel vagone parlamentare la mattanza non mette becco, anzi incassa le beffe degli antagonisti evitando di rispolverare questioni già complesse nell’ apposito Pnrr. In altre parole, si disfano del cacciavite per occuparsi dell’ unico bullone spanato (le proprie debolezze di partito).
Durante l’ultima crisi di governo era lecito schierarsi con i grillini sulla linea “Conte o morte”, ma ai primi attacchi riottosi si è pensato di cambiare strategia optando per il successo del francobollo Draghiano pur di sopravvivere nel palazzo. Per dirla tutta, è da un po’ che la scuola politica si plagia a infuriata ‘banda piratesca’ in cui la realizzazione dei programmi diventa “poca corda a caduta sorda”.
Alla fine, il risultato accorpa la stessa frenesia verbale e sensazione di doppio dolore in cui i dem ritentano grattandosi il capo: “stiamo lavorando”, la matrice che li accompagnerà in letargo prima degli orsi e delle marmotte. Le parole di intervento ad opera del bon vivant “Romano Prodi” non alterano le ambiguità e (per ora) più che allargare -le agorà- è bene sturare la condotta dei furbetti che vogliono a tutti i costi affossare il simbolo: pertanto se volete “continuate pure ad ignorare i fischi” ma -occhio- all’ agire di Conte con i dem che gli “costruiscono porta”.
Redazione