di Giuseppe Rigotti
La sinistra alleata del mainstream spara sui cittadini, ma
per costruire la narrazione di “governo draghiano” deve bollarli in modo da estendere il pugno “tirannico” del lasciapassare verde o come piace alla platea della medicalizzazione piu corifea (green pass).
A pinze e fuoco l’ infiltrazione dei facinorosi durante la scorsa manifestazione a Roma con guerriglia urbana, costituisce per le forze politiche alleate -l’ alibi perfetto-, quel detonatore appena rilanciato in grado di far esplodere (Fn e FdI) per poi abbassare consenso dei leader contrastando una volta e per tutte la metamorfosi della destra in grado di polarizzare più voti della sinistra “radical chic”. Tanto è vero che l’ esponente dem Provenzano è stato molto chiaro al riguardo: “la Meloni è fuori dal perimetro democratico”. Il motivo?
“Ringhiare l’ avversario”, ciò significa ideologicamente sabotare una copertura politica di opposizione senza però riuscirci per davvero: (in quanto la destra in confronto all’ erba cinese cura anche i mali più estremi).
D’ altra parte Il capitolo eversivo è destinato a rimbalzare nei talk show e su ‘giornali mainstream’ ancora per giorni: incarna la fascistizzazione di una politica patologica “chiosano i piddini” e “che succede il 15 ottobre” con il classico casino all’ Italiana in cui i rigoristi applicheranno i controlli sui lavoratori pubblici e privati che prima si vedranno marchiati come cittadini di serie b –dopodiché- ridotti alla fame (salvo accettare l’ obbligo surrettizio). Non c’ è dubbio che il governo ci salti sopra nonostante l’ immunità di gregge raggiunta per il rincaro delle dosi. E allora?
A questo nuovo regime terapeutico (fuori dalla portata emergenziale) aggiungiamo la figura di un premier non aggraziato dal voto elettorale nè da una politica capace di mediare con la rappresentanza democratica: il risultato vale quanto un peccato originale, ineluttabile –caos-. Così succede, che nella prosecuzione entra in crisi l’ arco costituzionale dell’ intera macchina politica e dunque al di là delle pulci presenti in parlamento, ritengo opportuno invitare il nostro primo ministro “a riflettere”, ad avere sulla punta della lingua qualcos’ altro da tirare in piedi “est modus in rebus” (prima di osservarne i confini).
Redazione