Egregio Signor Sindaco,
voglio condividere con Lei alcune idee per la nostra città che, spero, possano contribuire ad ispirare la Sua azione nei prossimi cinque anni.
Qualunque strategia o azione coerente con la storia della città e che miri a restituire a Roma il rango che essa merita di occupare non può che avere come bussola la Bellezza. Intesa questa non solo come mero canone estetico ma anche come canone valoriale, come forza morale che racchiude in sé gli altri valori positivi e ispira ogni iniziativa. E’ attraverso la Bellezza che la città diviene una dimora, uno spazio di convivenza civile che innalza lo spirito dei cittadini e dei visitatori. E’ la Bellezza che trasfonde di sé il senso della civitas romana e che produce il connubio vincente tra la magnificenza della grande capitale e le istanze sociali fin dai tempi della “Rivoluzione dei Gracchi”.
Essa è anche la chiave che può consentire a Roma di esprimere appieno il proprio status di unica città al mondo che è capitale in quattro dimensioni:
Capitale universale: Roma promotrice di valori universali quali la dignità della persona, la famiglia e la comunità fin dai tempi di Enea attraverso il Cristianesimo fino all’Umanesimo e al Risorgimento. Il ruolo attivo svolto da Roma nella promozione di tali valori ricomprende e completa la storia di “Roma città aperta” e trova suggello non solo nella sua funzione di capitale del Cristianesimo ma anche come sede della FAO e sede istitutiva del Tribunale Penale Internazionale.
Capitale d’Europa: qui e ad Atene è nata l’idea di Europa e l’impalcatura giuridica e valoriale che impernia di sé da più di 2000 anni la cultura occidentale, e di cui la firma del Trattato di Roma è solo un passaggio simbolico.
Capitale d’Italia: senza Roma capitale non c’è Italia. Il Risorgimento raggiunge l’apice con la breccia di Porta Pia, che segna simbolicamente l’ingresso dell’Italia tra gli Stati nazionali europei. Le grandi capitali europee sono grandi anche perché il loro status di capitale nazionale è sostenuto da copiosi finanziamenti statali. Londra, Parigi, Berlino, Madrid ricevono ogni anno miliardi dal bilancio dei rispettivi Stati. La legge istitutrice di Roma Capitale del 2010 è unanimemente ritenuta datata e superata. La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha già raccolto alcune proposte per la modifica degli articoli 114, 131 e 132 della Costituzione. Occorre che le proposte per l’ampliamento dei poteri e delle competenze per il nuovo ordinamento della Città Metropolitana di Roma trovino riscontro in un quadro legislativo innovativo e coerente, che consenta a Roma, anche attraverso adeguati contributi finanziari statali, di svolgere le funzioni che una capitale moderna di un grande Paese è chiamata a svolgere.
Capitale mediterranea: nell’antichità, quando il Mediterraneo era “il mare”, Roma era una città marinara e portuale. Con il raddoppio del Canale di Suez e la nuova centralità del “medioceano” Mediterrraneo, Parigi cerca di raggiungere una dimensione marinara connettendosi al porto di Le Havre, Londra all’estuario del Tamigi. Roma deve ritrovare la propria vocazione mediterranea e realizzare la prospettiva di grandi visionari come Ennio Morricone, che quando si affacciava dalla propria terrazza all’Eur e volgeva lo sguardo verso il mare sognava una Roma che riscoprisse la propria dimensione marinara e si estendesse fino al litorale.
Ma c’è una quinta dimensione che non deve essere dimenticata, e che in questi tempi di anomìa dell’individuo rappresenta il sollievo di molte persone: la Roma dei quartieri, delle piazze e delle comunità, la Roma dei piccoli esercizi commerciali e delle botteghe artigiane che formano un tessuto connettivo di straordinaria coesione sociale.
Tutto ciò deve essere declinato in un programma operativo coerente con la grande storia di Roma e con le ambizioni del futuro. Roma ha già grandi risorse e grandi industrie: l’industria dell’arte, della musica e della cultura; l’industria del cinema; la farmaceutica e la biomedicina; la migliore facoltà di Fisica d’Italia (con il Premio Nobel Giorgio Parisi) e una delle migliori d’Europa, con il più alto numero di progetti finanziati dal Centro Europeo per la Ricerca; il CNR; la migliore università del mondo negli studi classici; l’industria dell’aerospazio e quella della cibernetica; la più estesa superficie verde per abitante d’Europa; l’industria dell’energia, come sede della maggiore azienda energetica europea, ENEL, e di una grande municipalizzata dell’energia e dell’ambiente, ACEA; un ecosistema di start-up innovative di primo livello; il brand Roma, riconosciuto come quinto brand tra le grandi città del mondo.
Queste risorse devono essere messe a sistema con i megatrend globali che ridisegneranno il nostro modo di vivere nei prossimi 20-30 anni: i cambiamenti climatici, le città intelligenti, la scarsità delle risorse idriche, l’invecchiamento demografico e l’oncologia, le fintech.
Ecco quindi che diviene un obbligo, ma anche un’opportunità, lo sviluppo di una mobilità multimodale, condivisa, sostenibile e integrata nell’immenso patrimonio verde di Roma, anche con la partecipazione del settore privato. Così come lo è la definizione di un piano dei rifiuti che “chiuda” il ciclo, trasformando i rifiuti da problema in opportunità.
Migliorare la qualità dei servizi offerti dalle municipalizzate romane è un’altra priorità. Quasi tutte operano in perdita. L’unica ad operare in equilibrio economico-finanziario e ad erogare servizi di qualità (almeno) soddisfacente è ACEA. Questa rappresenta un modello di successo: la maggioranza del capitale sociale appartiene al Comune, ciò che garantisce l’interesse pubblico all’erogazione di un servizio di qualità adeguata per tutti i cittadini; una quota di minoranza del capitale sociale appartiene ad un socio industriale privato, il quale controlla che la gestione avvenga senza sprechi. Tale modello potrebbe essere applicato anche alle altre municipalizzate romane.
Inoltre, un palcoscenico come Roma deve porsi l’obiettivo di ospitare eventi internazionali per 56 settimane l’anno in aggiunta agli eventi già esistenti. Le idee sono molte: una Fiera delle energie rinnovabili e alternative, con ENEL, ENEA ed ACEA; un Festival-laboratorio internazionale di arti figurative, con le grandi scuole di restauro di Roma; un Festival internazionale della musica, con la collaborazione dell’Accademia di Santa Cecilia, del Teatro dell’Opera, del Parco della Musica; un Festival della cucina, che promuova i prodotti tipici italiani, con la partecipazione di maestri cuochi e dei marchi gastronomici italiani; un Festival della lingua latina. Portiamo a Roma l’Expo del 2030 e le Olimpiadi del 2036.
L’introduzione di modelli seri e credibili di valutazione del rendimento dei dipendenti degli uffici capitolini è un’altra necessità la cui attuazione non può essere prorogata ulteriormente.
Ma per realizzare questa visione occorre riscoprire ciò che Max Weber chiamava l’Etica della responsabilità. Essa deve essere applicata e fatta applicare con determinazione, anche se ciò richiede una grande trasformazione, quasi antropologica, che può avere un costo politico.
Cordialmente.