di Giuseppe Rigotti
A conti fatti non c’ è da temere, la politica continua ad avere l’ abitudine di accorpar-siqualora fosse decisivo addentare un risultato concreto (seppur sgangheratamente da logica in soffitta).
Potrebbe quindi esistere un tavolo di discussione la cui prima testa visibile è “Matteo Renzi”, quest’ ultimo sempre più decisivo per la partita del quirinale, in grado di sostenere la ventata per la candidatura del cav. B con i suoi “45 missionari” pronti ad attraversare il deserto in parlamento e sfamarsi di stipendio cospicuo: la verità è che si cerca di scavalcare ogni possibile candidato capitalizzato dai dem; senza smentite il centro-destra vuole arrivarci prima trovando il collante giusto per la coalizione (mi sa da assicurazione per la vita).
Mancano più di due mesi e con tanto di toto-nomi alla finestra, Draghi resta concentrato sul -mandato Chigi- prigioniero di se stesso e soprattutto non condizionato dalla spartizione della maggioranza in cui ogni giorno è facile palesare “nuvole galleggianti dal vento”.
Intanto Salvini e Meloni nell’ avverare il disegno delle nuove elezioni, avranno occasione di riorganizzare un elettorato non più dissoluto, “un solo fortino per tutti” con Italia Viva a coda residua che ormai definisce la sinistra “bla, bla ,bla”.
La situazione subirà un’ accelerazione nel corso delle settimane con la prematura solfa di anticipare la scadenza naturale dell’ esecutivo; lateralmente cadono i primi macigni con la suggestione Europea sul “Pnrr” e (la scelta del quirinale) a ragion veduta non è affatto un boccone di gallina. Citando Collodi: “Triste è la miseria (quando è miseria) e la intendono tutti”.
Redazione