di Giuseppe Rigotti
Dopo le prove quirinalizie la destra ne è uscita come si suol dire “più cupa” a -messa fatta-, difatti, i principali leader tranne uno (il Cav per indole) sono profondamente andati in crisi: hanno seppellito per sempre l’ humor pizzicato, il guizzo brillante per poter finalmente mettere da parte le macerie di un centrodestra irriconoscibile e ricominciare evitando di ritrovarsi (a loro insaputa) nel solo atto di commedia nera in cui i complici sono anche delle vittime -per intenderci-. Come sempre è mancato l’ intervenismo concreto, il gruppo si è ossidato in tribalizzazioni di partito negando appunto (la condivisione).
Salvini e Meloni, due opposti che si attraggono ma che osano sfidare il proprio “totem” in nome di una fuorviante parabola auto-celebrativa come se fosse necessario “dosare solo per ricette”. La politica in questo caso non ha funzionato come possibile tandem, anzi si è rivelata una politica cristallizzata ufficialmente alle battute di scambio e poco al dialogo salvo poi intervenire il pater familias Berlusco con le doti persuasive che tutti conosciamo e l’ abnegazione di allargare costantemente visione nell’ attuale processo politico. Dinanzi, la possibilità di uscire dal regno orizzontale con Giorgetti c
(Sono preoccupato, non sarà facile, l’esecutivo sta vivendo dei momenti difficili, dobbiamo portare a casa dei risultati, ma Draghi è il garante) il che tradotto “Salvini resti lì”, domesticabile -furetto generoso-. Intanto l’ onda grillina si riappalta al suo fondatore Beppe Grillo, rappresentando uno smarco dai dem-socio-“radical progressisti”.
È in atto una spaccatura decisiva tra (Contiani e Dimaiani), in tumulto se la danno di santa ragione per il controllo del movimento come se si potesse fare il tabaccaio limitando (annessi francobolli): (di più) la cultura all’ interno è refrattaria dato che le cose semplici non sono da “sottovoce”. Infatti squarcia e segnala la radiografia di “Di Battista”: “pensano al potere” e quando si litiga, la giornata (è già distanza).
Ora però tocca al centrodestra ricompattare i suoi moschettieri più sodali, sa che se vuole vincere le prossime elezioni deve guardare al centro staccandosi dalle diatribe, provandoci con ogni brandello di energia, altrimenti la sola cosa che può fare è “nuotare” ma anche in queste circostanze di fatalità “C’ è chi nuota”-Chi sbraccia-Chi s’aggrappa-Chi affonda. Chi riemerge. Accidempoli!
Redazione