Che la guerra sia da aborrire è talmente evidente al punto che reiterare il rifiuto, la condanna, potrebbe far precipitare nella palude dell’ovvio. Il problema è come evitarla o quali soluzioni offrire per interromperla una volta iniziata. Diversamente si sviluppa una gara al più severo a condannarla che ha il solo effetto di accrescere il fuoco delle armi, come da sempre agiscono i governi degli USA, che, se non intervengono direttamente per esportare la loro concezione di democrazia e libertà, vendono la polvere da sparo ad una delle fazioni in lotta.
Commette un grave errore il Presidente Draghi forzando all’unità, alla compattezza, contro i venti di guerra, inneggiando alla difesa irrinunciabile della democrazia e della libertà, mete da sempre auspicate ma ancora lontane per un difetto genetico dell’uomo.
Proprio favorire la libertà dell’analisi della tragedia della guerra, ricorrente nello spazio e nel tempo, favorisce la soluzione e maggiormente se affrontata in tempo, invece di discutere di banalità, costituisce un’ottima azione preventiva.
Appare che le grandi liturgie organizzate dai massimi organismi internazionali BANCA MONDIALE – FAO -ISO- INTERNATIONAL ORGANIZATION FOR STANDARDIZATION -ITC – INTERNATIONAL TRADE CENTRE –OCSE – ONU -UNCTAD – CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER IL COMMERCIO E LO SVILUPPO – WRI – WORLD RESOURCES INSTITUTE – G 20 – G8 poi G7 – FAO -UNICEF non abbiano evitato le guerre, quelle dimenticate e quelle ricordate. Le guerre non sono mai finite ma i mezzi d’informazione ne parlano solo in certe occasioni, mentre gli innocenti, gli ultimi del mondo, come si dice, continuano a morire per un tozzo di pane e un bicchiere d’acqua nell’indifferenza di quelli che contano e sono in lotta per la conquista delle posizioni di vertice nei loro Paesi per accrescere il grande mercato delle diseguaglianze e valorizzare la prepotenza e le prevaricazioni del più forte, ma rigorosi e pii nel recarsi la domenica nella Chiesa vicina a pregare il Dio della loro religione, fingendo di credere.
Personalmente sono cristiano, la mia regola è quella di Gesù di Nazareth che ha detto “amatevi gli uni con gli altri” ed il bambino che ho incontrato al crocevia del destino quando ormai il tempo si era fatto corto ha aggiunto “non c’è altra possibilità”.
Il nostro amato Presidente Prof. Draghi, uomo di scienza, bene ha fatto invece quando è stato tra i leader europei ad essere il più moderato sulle sanzioni ben sapendo che la sanzione acuisce la reazione del sanzionato ed allontana la trattativa, salvo annientarlo completamente. Ma nel caso della Russia o di Putin se si preferisce non appare sia possibile.
L’esempio peggiore lo fornisce come di prassi il PD o se si preferisce il segretario pro tempore Enrico Letta che ha tuonato davanti l’ambasciata russa a Roma, auspicando che le sanzioni disposte dalla UE siano aggravate con un supplemento ulteriore quasi a voler proporre di mandare dei soldati italiani in Ucraina a combattere contro Putin.
Letta vuole dimostrare di essere il campione della condanna alla guerra, il più credibile nemico di Putin, superando la stessa Ursula Gertrud von der Leyen. Entrambi hanno da cancellare un recente passato di indicibili tragedie e di errori inescusabili. Dai due mi separano anni luce ma posso direttamente testimoniare, avendo vissuto la seconda guerra mondiale, che mio padre, che ha partecipato alla Resistenza, iscritto al partito di Nenni, prima della scissione del 1964 con la nascita del PSIUP che ha partecipato a fondare, e membro dell’ANPI e della CGIL, mi ripeteva che l’URSS rappresentava per i rivoluzionari dei Paesi occidentali “il sole dell’avvenire”, la stella polare della classe operaia. Anche la famiglia di mia madre ha offerto alla Patria due fratelli morti ed uno mutilato; abbiamo ospitato degli ebrei e diviso con loro il pane, nessuno ci ha ringraziato, ma non lo abbiamo chiesto. Ho vissuto come i bambini ucraini, ma oggi rifiuto la cittadinanza italiana la cedo a qualche bambino clandestino.
Così come la Cina di Mao Zedong o Mao Tse-tung, un rivoluzionario, politico, filosofo e poeta cinese nonché presidente del Partito Comunista Cinese dal 1943 fino alla sua morte nel 1976. Mao portò il partito comunista al governo cinese a seguito della vittoria nella guerra civile, fondando la Repubblica Popolare Cinese, di cui dal 1949 fu presidente. Mao sviluppò un marxismo-leninismo “sinizzato”, noto come maoismo, collettivizzando l’agricoltura con il cosiddetto grande balzo in avanti. Il presidente cinese fu anche promotore di un’alleanza (che in seguito ruppe negli anni cinquanta) con l’ Unione Sovietica e lanciò la cosiddetta grande rivoluzione culturale, il libretto rosso. All’apice del suo culto della personalità, Mao era comunemente noto in Cina come il “quattro volte grande”: “Grande Maestro, Grande Capo, Grande Comandante Supremo, Grande Timoniere”. Ora la Cina è governata dai tecnocrati, in particolare economisti che agiscono secondo le regole del mercato mondiale, non hanno alcun interesse per la guerra.
Tuttavia la storia entra nel presente e lo condiziona più di quanto si possa pensare, per questo l’opaca operazione dello squallido segretario del PD risulta irricevibile non si utilizza il sangue e le lacrime degli altri per ricompattare un gruppo disperato di soggetti provenienti da diverse posizioni e tentare di ricostruire una improbabile identità di partito che non c’è. Anche la maniacale fedeltà al Governo diretto dal Presidente Draghi, ripetuta in ogni occasione, dovrebbe allertare l’esperto ex Presidente delle BCE di sorvegliare gli eterni osannanti che sovente sono i primi a tradire, come ha fatto Landini nonostante il Prof. Draghi sia andato personalmente ad offrire vicinanza quando è stata danneggiata la sede della CGIL di Corso d’Italia.