Incontro di studio ed alta formazione organizzato dalla Associazione “Verità Altre” nella prestigiosa sede del Museo Venanzio Crocetti- Roma Via Cassia 492 – 12 maggio 2022 dalle ore 18,00 alle 20.00.
Precisa il Presidente della associazione Carlo Priolo che si tratta di un tema riguardante la logica quantistica che rivoluziona i modelli fondamentali del pensiero, del ragionamento e delle metodologie scientifiche di osservazione del reale. La crisi delle scienze tradizionali ed il concetto spazio-tempo, nonché l’abbandono del principio di causalità.
Secondo la rivoluzione quantistica ed il principio di indeterminazione di Heisemberg mentre la meccanica classica postulava che un oggetto fisico dovesse in ogni istante possedere una ben determinata posizione ed una ben determinata velocità, la meccanica quantistica perviene, con la formulazione del principio di indeterminazione di Heisemberg, all’affermazione dell’impossibilità di una misurazione contemporanea della posizione e della velocità di una particella.
Sul piano del principio di causalità, utilizzato in ogni ragionamento ed in tutti gli ambiti, stabilendo che ad una causa si determina un certo effetto, il principio di indeterminazione comporta che i fenomeni non possono essere studiati a prescindere dagli effetti, dalle azioni di disturbo provocate dall’osservatore, che va pertanto assunto come parte integrante del fenomeno.
Occorre liberarci dal patrimonio concettuale del nesso causa- effetto in termini deterministici. Esiste sempre un nesso tra la causa e l’effetto ma questo nesso è probabilistico e non generale.
L’attributo “probabilistico” non denota più uno stato soggettivo di incompletezza di informazione, ma un nuovo e più complesso tipo di connessione che non rientra nel quadro concettuale con il quale siamo abituati a ragionare. Dobbiamo comprendere che la realtà osservata non è indipendente dal soggetto che conosce.
La conoscenza del realismo tradizionale sostiene di poter ottenere la conoscenza dell’oggetto osservato nella sua interezza e totalità, mentre il realismo moderno afferma, al contrario, che le nostre conoscenze sono sempre relative e proprio perciò integrabili. Ciò comporta una grande rivoluzione che dimostra che la natura non costituisce affatto un enigma inconoscibile, ma una realtà che può venire da noi sempre meglio conosciuta, purché non si pretenda di rinsellarla entro schemi precostituiti ma si sia disposti a modificare le nostre categorie scientifiche in base ai dettami stessi dell’esperienza.
Già all’inizio del ‘900 la sfiducia nel progresso ha prodotto la cultura delle crisi. Decadde la fiducia nella possibilità di costruire un sapere scientifico unitario e assolutamente valido e, mentre i filosofi, pur attraverso percorsi diversi, approdavano a una critica del modello positivistico di conoscenza scientifica, gli scienziati – fisici, matematici, logici – vissero il prima persona la crisi epistemologica, e cioè i fondamenti tradizionali del loro sapere. Ad essi non restò che prendere atto della fine di un’epoca caratterizzata da un ideale di scientificità univoco e rigido che le formulazioni delle geometrie non euclidee, dei nuovi linguaggi matematici e della fisica quantistica, costringevano a tramontare. Gli eventi planetari recenti ne sono una dimostrazione lampante anche nel vissuto dei singoli come della comunità di appartenenza.