La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato all’Europarlamento la Proposta di regolamento del Consiglio relativo a un intervento di emergenza per far fronte al rincaro dei prezzi dell’energia. Le misure proposte dall’esecutivo di Bruxelles sono:
Introduzione di un corridoio al prezzo del gas dinamico e temporaneo per le transazioni sulla borsa del gas di Amsterdam (Ttf), idealmente da utilizzare anche su tutte le altre borse europee e nei contratti bilaterali. Tale corridoio si rende necessario per tenere a freno la volatilità delle quotazioni del gas. Il prezzo dovrà essere, si legge nel documento, «abbastanza alto da disincentivare la speculazione e incentivare il risparmio energetico, abbastanza flessibile da attirare il gas verso l’Europa, e abbastanza credibile da essere utilizzato anche per i contratti di fornitura a lungo termine».
A tale corridoio di prezzo verrà l’anno prossimo affiancato un nuovo indice di riferimento per il gas naturale liquefatto (Gnl), il quale rappresenta ormai quasi la metà delle importazioni europee di gas e risponde a dinamiche differenti da quelle del gas importato via tubo. Il combinato disposto di queste due misure sembra essere più vicino alla proposta avanzata dall’Italia, che insieme ad altri 14 Stati europei chiedeva la fissazione di un tetto al prezzo del gas indipendentemente dal Paese esportatore e dalla piattaforma di negoziazione, che alla richiesta tedesco-olandese, che proponeva un tetto al solo gas russo.
Obbligo di acquisti congiunti di gas da parte dei Paesi Ue per il 15% delle riserve di gas. Ciò in quanto, come affermato da von der Leyen, «abbiamo constatato che l’ultimo 10-20% delle riserve è più difficile da riempire e le compagnie europee si combattono a vicenda con aste costose». L’idea è quella di replicare quanto fatto con l’acquisto dei vaccini anti-Covid. L’acquisto congiunto di gas avverrà attraverso la piattaforma europea di acquisti congiunti lanciata lo scorso aprile ma mai entrata in funzione.
Possibile ulteriore riduzione della domanda di gas oltre il 15% già stabilito dai governi «se le misure attuali si riveleranno insufficienti».
Solidarietà tra Paesi europei nella distribuzione del gas. Su 40 possibili accordi, solo sei sono stati firmati (uno di questi è quello tra Italia e Slovenia). Meccanismi di solidarietà saranno attivati automaticamente «quando non c’è un accordo bilaterale in atto tra i Paesi» e, in caso di emergenza, determineranno «come verrà distribuito il gas all’interno dell’Unione e a che prezzo». La solidarietà riguarderà anche l’utilizzo degli impianti di rigassificazione, la cui capacità non potrà essere prenotata e rimanere inutilizzata da un operatore a detrimento degli altri. In caso di «gravi difficoltà nella fornitura di prodotti energetici» l’art. 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue consente al Consiglio di adottare misure per la salvaguardia dello «spirito di solidarietà tra Stati membri» a maggioranza assoluta.
Per quanto riguarda il mercato dell’elettricità, la Commissione propone la fissazione di un tetto sui ricavi di mercato a 180 euro per MWh, un contributo di solidarietà imposto alle imprese produttrici di combustibili fossili e un obiettivo vincolante di riduzione della domanda del 5% nelle ore di punta.
Von der Leyen ha lasciato una porta aperta alla possibilità di un tetto al prezzo del gas utilizzato per la produzione di elettricità come fatto da Spagna e Portogallo. Si tratta però di un modello che presenta limiti. Innanzi tutto, lo Stato deve sussidiare i produttori di elettricità della differenza tra il prezzo di mercato del gas e il tetto di prezzo, ma non tutti gli Stati hanno lo spazio fiscale che glielo permetta. Poi, in un sistema elettrico interconnesso come quello europeo, di tale prezzo sussidiato finirebbe per beneficiare il Paese confinante (si chieda conferma al consumatore spagnolo che sta sussidiando quello francese). Ma soprattutto, i colli di bottiglia che separano la rete di trasmissione del gas spagnola da quella francese isolano il sistema gasiero iberico ostacolando una efficiente formazione dei prezzi, per cui il modello iberico è peculiare e difficilmente replicabile nel resto d’Europa.
Aiuti finanziari per un totale di 40 miliardi di euro a valere sui fondi strutturali 2014-2020 non utilizzati potranno essere spesi per sostenere piccole e medie imprese e famiglie colpite dalla crisi energetica e per aiutare le imprese ad adottare orari di lavoro che consentano di ridurre la bolletta energetica. Ciò viene fatto per «preservare la parità di condizioni e l’integrità del mercato unico», ma probabilmente anche per sedare le proteste dei Paesi europei, tra cui l’Italia, preoccupati dei possibili effetti distorsivi del pacchetto da 200 miliardi di euro approvato dal governo Scholz.
I 27 leader europei discuteranno la Proposta di regolamento oggi (20 ottobre) e domani. Poi il Consiglio Affari Energia sarà chiamato ad approvare ed eventualmente modificare la proposta legislativa entro novembre.
La macchina europea potrebbe partorire, tardivamente, misure utili ma insufficienti. Nel frattempo, imprese chiudono e persone rimangono senza lavoro. I leader non sembrano ancora persuasi del fatto che la crisi che stiamo vivendo è uno shock da scarsità di offerta di energia. Le misure anestetiche che (forse) saranno messe in atto non risolveranno il problema alla radice. Occorre pensare a meccanismi obbligatori e urgenti di razionamento del gas e dell’elettricità, per quanto impopolari essi siano. E muoversi da subito per aumentare l’offerta, attraverso il rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, l’aumento della capacità di stoccaggio, la velocizzazione dell’iter per gli impianti a fonte rinnovabile, l’avvio di una politica estera attiva di partenariato con i Paesi del Mediterraneo e, per un futuro meno prossimo, rompere il tabù del nucleare. Se non saranno i leader a indirizzare le forze del mercato, sarà questo ad imporre la parsimonia energetica attraverso la recessione e la disoccupazione.
Gaetano Massara