Non c’è agenzia o tiggì che nel nostro paese si sottragga dall’onere di dare uno spazio a Elly Schlein. Non si capisce perché la candidatura alla segreteria del PD decisa dalla quarantenne debba interessare tutti o debba consistere in un argomento di pubblico dominio. Da una parte, si dirà, perché la vita del PD essendo uno dei partiti più rappresentativi del panorama nazionale comporta una dinamica anche nelle altre forze, possibili alleate o antagoniste. Questo però non avviene per le altre forze. I problemi di Forza Italia o dei Fratelli d’Italia sono sconosciuti ai non appartenenti a queste congreghe. Lo stesso succede alla Lega e al Movimento Cinque Stelle. Sicuramente questi partiti hanno comportamenti più riservati o forse potremmo dire omertosi. Di fatto però ci risparmiano ogni mal di pancia che mette in discussione i loro ordini interni. Ed anche questo difetto di informazione – esecrabile in una società aperta – deve essere invece apprezzato dall’elettorato tutto. Le scelte vengono sempre operate sulla base delle idee-forza emergenti e sulla sintesi del concreto operato di una forza politica.
L’evento Elly Schlein invece sovverte questa sacra discrezione degli organi dirigenti del suo partito. Grande enfasi, grande glamour, si sottolinea che conosce la canzone Bella Ciao! Un requisito importante per una leader che non dovrà scegliere tra riformismo o massimalismo, non dovrà optare per compromesso storico o alternativa di sinistra. Dovrà semplicemente condurre il proprio gregge in scelte il più possibile orientate nel sentiero maggioritario dell’Unione Europea, con ossequio agli Usa e con fermezza nei confronti degli avversari strategici della nostra politica internazionale. Dovrà sorridere ai sindacati quando scioperano ma sostenere la Confindustria nel mestiere difficile di fare impresa nel nostro paese. Dovrà dare il solito colpo al cerchio e alla botte. E campare onestamente.
Riuscirà in questi impegni gravosi Elly Schlein? Che cosa gliene frega al lettore? Tanto ci ha il popolo delle primarie che sceglierà, ma più solidamente il gruppo dirigente del PD a dare il pollice verso o il pollice recto su di lei.
Ma nel proposito di questa gran gazzarra sull’elezione del segretario del PD: non si capisce bene perché non sia il gruppo dirigente in carica a scendere in campo. I grandi assi cosa fanno? I vari Franceschini, Orlando e compagnia cantando perché non calano a terra e si candidano? No. Molto meglio fare i grandi sponsor ai falsi emergenti: Bonaccini, Nardella, Ely Schlein e qualsiasi altro campesinos vorrà unirsi alla brigata dei contendenti.
Pur volendo guardare il tutto con occhio obiettivo dell’antropologo che osserva distaccato, non si comprende l’enfasi su Ely Schlein. Di lei si sa che arriva da famiglia di buona borghesia ed è questo che resta un requisito sempre gradito alla sinistra a cui non piace e respinge la coatta della Garbatella.
Di lei si sa anche che è stata un’esperta di strumenti di comunicazione di massa. È stata conferenziere anche di iniziative per l’Ordine dei Giornalisti in cui veniva spiegato il grado di democraticità presente nel web. La vediamo affiorare qua e là. Renzi se l’è inventata come volto nuovo al governo della regione Emilia Romagna. Adesso il PD se l’inventa come candidata alla segreteria e lei si fa la tessera, condizione per entrare in un organismo di cui concorre direttamente ad essere massimo dirigente. Grande esempio per le giovani generazioni C’è chi in questo, come in altri, partiti lavora, “fa il mazzo”, chi invece all’atto di iscrizione assurge immediatamente ai massimi livelli. Così va il mondo. In effetti, così va in Italia. Solo in Italia.