Ogni lavoro ed ogni funzione possono essere eseguite con competenza, responsabilità, dedizione ed anche con una buona dose di effettiva conoscenza della realtà sociale, ancor di più quando si tratta di decisioni che incideranno sul destino di ogni cittadino. Il magistrato ha una grande responsabilità, atteso che per ogni errore commesso in buona fede o malafede, comporta che la vita delle persone è stata devastata, una donna è stata assassinata, un bambino è stato vilmente sgozzato, i maltrattamenti, le prevaricazioni, il calvario dei sofferenti, inesorabilmente continuerà e quelle vite spezzate diventeranno un inferno, una morte in vita.
Nessuna delegittimazione della magistratura, ma solo per “amor” della stessa la determinata aspirazione di riportarla agli “antichi splendori”. E’ questo uno degli obiettivi che si è posto l’attuale Ministro della Giustizia on.le Carlo Nordio che ha illustrato le linee programmatiche del suo Dicastero in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati il 7 dicembre scorso.
Il consenso del cittadino nei confronti della magistratura italiana risulta ai mini storici a causa di una, seppur minima, parte dei magistrati che hanno delegittimato il prestigio e l’autorevolezza del Corpo dei magistrati, alcuni dei quali hanno offerto la propria vita e la sofferenza dei propri familiari nell’eroica effettuazione del proprio dovere di servitori dello Stato, dedicando tutta la propria esistenza.
Esordisce il suo discorso facendo presente delle “infinite criticità della nostra Giustizia” ma “la prima, la seconda e la terza emergenza sono essenzialmente economiche e, quindi, le priorità che questo Ministero intendere dare alle riforme della Giustizia riguardano quei settori che possono avere, e che dovrebbero, o che dovrebbero avere, sull’impatto diretto sull’economia, sia le parti procedurali che sostanziali”.
Altre riforme inizieranno in parallelo, informa Nordio, alcune richiederanno tempi brevi, altre tempi medi, altre tempi più lunghi soprattutto quelle che riguarderanno le riforme costituzionali.
L’obiettivo del ministro è modernizzare il Paese, rafforzare i servizi di accoglienza, di informazione ed accompagnamento in varie materie, quali (a titolo semplificativo) la volontaria giurisdizione, il rilascio di certificati, il diritto di famiglia, le esecuzioni civili. “Sono argomenti che non occupano le prime pagine dei giornali, ma toccano da vicino la vita dei cittadini”, un concetto che il Ministro Nordio tiene a sottolineare all’inizio della audizione, auspicando che non ci siano divisioni, atteso che si tratta di esigenze materiali del nostro Paese al fine di dare un forte profitto e economico ed un forte impulso alla ripresa.
La giustizia civile oltre a costituire un fattore essenziale alla tutela dei diritti delle persone, ha un rilevante impatto sull’economia, osserva il Ministro.
L’eccessiva durata di questi processi costa al Paese da un punto e mezzo a due punti di Pil (prodotto interno lordo), cifre che se fossero recuperate potrebbero fornire un “forte sospiro di sollievo”, osserva Nordio
Entro il 30 giugno 2023 – spiega il Ministro – verranno adottati i criteri attuativi della riforma del processo civile, piena attuazione alla riforma costitutiva dell’Ufficio per il processo attraverso la definizione della relativa disciplina organica ed il completamento del piano di assunzione degli addetti assegnati ai vari distretti ed alla Corte d Cassazione. Continuerà, poi, l’opera di coordinamento e monitoraggio delle iniziative poste in essere per il miglioramento del sistema giustizia, abbattimento dell’arretrato, e la riduzione del disposition time nei termini convenuti con l’Unione Europea, questi alcuni obiettivi del Guardasigilli.
Necessaria una giustizia più efficiente, sottolinea Nordio, ben consapevole che le sue riforme necessitano di un grande impegno “ per il progresso degli strumenti tecnologici e di analisi, da attuarsi attraverso la simultanea attuazione di tre leve, l’accelerazione degli interventi per la trasformazione digitale “utile per innalzare il livello dei servizi garantiti ai cittadini, ai professionisti ed alle imprese, e migliorare le condizioni di lavoro degli operatori della Giustizia”.
Il secondo aspetto riguarda la funzione statistica, per arricchire l’offerta e la qualità delle informazioni e deve consentire un continuo monitoraggio del sistema.
Il terzo aspetto, continua il Ministro, è quello di cogliere l’opportunità di intervento offerto dalle politiche di coesione promuovendo un ricorso alle risorse comunitarie che deve essere più mirato. La programmazione dei fondi europei e nazionali rinnova l’attenzione sui grandi traguardi europei quali un’Europa più verde, più intelligente, più connessa, più sociale e più vicina ai cittadini. E’ una rivoluzione tecnologica che avverrà sotto lo strettissimo controllo della riservatezza dei dati sensibili presso i rispettivi uffici giudiziari”. E’ ovvio che man che si avanza nella rivoluzione tecnologica cresce il rischio della invasività ed utilizzo improprio di questi dati, quindi assicura il Ministro ci sarà una particolarissima attenzione alla tutela della riservatezza degli stessi dati.
Per quanto riguarda la riforma Cartabia, il Ministro ha proposto il rinvio come primo atto di qualche mese perché ha “accolto il grido di dolore dei magistrati” per le difficoltà materiali che incontrano gli uffici in questi settori.
La criticità del diritto penale, secondo Nordio, “deriva da una incompatibilità assoluta con i tre pilasti della nostra giustizia penale, la Costituzione, il codice di procedura penale e del terzo pilastro il codice penale” e ne spiega le motivazioni.
“Vorrei ribadire ancora una volta che quando si parla di separazione delle carriere di discrezionalità dell’azione penale, di differenza tra i giudici del fatto e il giudice del diritto, di differenza tra il verdict emesso dalla Jury e la sentence emessa dal giudice, si tratta di introdurre un sistema coerente, perché non esistono sistemi buoni o cattivi o meglio ce ne sono certamente di buoni e di cattivi, ma la prima dote che deve avere un sistema ed un ordinamento penale e processuale deve essere la coerenza e noi abbiamo un sistema ordinamentale penalistico, panpenalistico che è incoerente, perché poggia come ho detto su tre pilastri (Costituzione, codice di procedura penale e codice penale) che sono incompatibili tra di loro e, quindi, uno di questi o entrambi di questi o tutti e tre vanno modificati.
Questo ha comportato un vulnus, a tutta una serie di diritti individuali, primo tra i quali è stata la presunzione di innocenza che continua a essere vulnerata in vari modi.
Primo è l’uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni, la loro oculata selezione con la diffusione pilotata e l’azione penale che è diventata arbitraria e quasi capricciosa.
Negli ordinamenti anglosassoni l’azione penale è discrezionale – e precisa che – discrezionalità non significa arbitrio, significa discrezionalità vincolata a dei criteri che sono dettati all’inizio dell’anno, come l’editto pretorio da un organo che se ne assume la responsabilità politica nella priorità, perché non tutti i processi possono essere, non tutte le indagini possono essere concluse, in tempi ragionevoli in base alle risorse che abbiamo.
E’ oggettivo che qualcuno si debba assumere questa responsabilità, osserva Nordio, “ma non possiamo permettere che siano le procure della Repubblica ciascuna in base a criteri individuali e arbitrari o addirittura i singoli magistrati che scelgono casualmente o per ragioni statistiche un fascicolo ora da questo ora da quell’altro armadio, a decidere che cosa perseguire e cosa no.
E’ questione di coerenza e di civiltà giuridica”, sottolinea il Ministro.
Un altro elemento che ha vulnerato la presunzione di innocenza è l’uso strumentale della informazione di garanzia e “state sicuri che quando una persona viene raggiunta da informazione di garanzia che dovrebbe essere segreta, il giorno dopo finisce sui giornali e questo è strumento di delegittimazione personale e spesso anche politica”.
Sulla carcerazione preventiva il Guardasigilli ne sottolinea il paradosso “ è tanto più facile entrare in prigione prima del processo quando si è presunti innocenti, ed è altrettanto facile uscire di prigione dopo la condanna quando si è colpevoli conclamati”.
La soluzione sarebbe attribuire la competenza della limitazione della libertà personale “direttamente ad un organo collegiale, lontano anche tipograficamente dal PM che ne fa la richiesta”. Potrebbe essere un ottimo correttivo a tante carcerazioni che si rilevano ingiustificate”, sostiene il Ministro.
A circa la metà del primo intervento durato circa 52 minuti il Ministro tocca il tema delle intercettazioni.
“Non ho mai detto, non dirò mai, non troverete uno scritto nel quale io dica che le intercettazioni debbano essere eliminate, dico che vanno regolamentate e che bisogna impedire in qualsiasi modo che chi non è direttamente interessato in queste intercettazioni non possa essere delegittimato nel suo onore e nella sua segretezza” atteso che dette intercettazioni “finiscono sui giornali e distruggono la reputazione di quelle persone, questo non è tollerabile”.
Nonostante una così chiara dichiarazione, senza alcuna possibilità di interpretazione, sono lo stesso sorte delle polemiche.
“Vittime di queste intercettazioni pilotate, selezionate, spesso arbitrarie, che dovrebbero essere strumento di ricerca della prova, come dice il codice, sono diventate strumento di prova” che poi sono state divulgate sui giornali. C’è stato oggettivamente un difetto di vigilanza, e precisa che “vi è una culpa in vigilando, quando tu usando questo strumento delicatissimo, che è un eccezione dell’articolo 15 della Costituzione, non vigili abbastanza per evitare che persone che non c’entrano nulla con le indagini, non sono nemmeno indagate, vengano delegittimate ed il loro onore venga compromesso da parte della stampa.
Nordio fa presente che questo vulnus non ha colpito soltanto la vita di politici, ministri, amministratori, ma anche magistrati.
Nordio ricorda il magistrato Ciccio Misiani, schiacciato da una indagine illegittima, basata su una intercettazione ascoltata al Bar Mandara. Poi è morto di crepacuore.
Una parte dei magistrati ha ritenuto “ignobile” questa situazione, così il Ministro e ricorda anche il magistrato Michele Coiro, altro esponente di magistratura democratica che è stato annichilito da tutte una serie di pettegolezzi sul suo conto. Nordio ancora ricorda la ministra Guidi sulla quale sono state diffuse delle assurdità che hanno “vulnerato il suo onore e ne hanno determinato le dimissioni”.
Cita, infatti, anche il magistrato Loris d’Ambrosio, consigliere del Presidente della Repubblica, deceduto forse anche lui di crepacuore perché era stato coinvolto in questa “ porcheria di diffusione pilotata e arbitraria di intercettazioni. Questa non è civiltà questa, non è libertà questo è una deviazione dei principi minimi di civiltà giuridica sulla quale questo ministro è disposto a battersi fino alle dimissioni”. Scoppia un applauso in Aula.
Il garantismo è un concetto complesso, e chiarisce che “significa enfatizzazione della presunzione di innocenza e significa anche certezza della pena che deve essere certa, eseguita, rapida e soprattutto proporzionata al crimine commesso”.
Nordio individua “un’altra discrasia del nostro sistema che è la discrezionalità dell’azione penale, soffermandosi sul ruolo del pubblico ministero.
Ed infatti argomenta che “nell’ordinamento anglosassone il District Attorney (procuratore distrettuale) che noi abbiamo mutuato come figura cioè il pubblico ministero, è tenuto ad esercitare l’azione penale in base ad una valutazione dell’allarme sociale dei vari reati, graduata secondo una sorta di editto pretorio di cui un’autorità si prenda la responsabilità”.
Nordio osserva che “oggi nella gestione di migliaia di fascicoli il pubblico ministero non è in grado occuparsi di tutti, proprio per mancanza di risorse, e quindi, sceglie in modo arbitrario, senza rispondere a nessuno.
Un tale sistema conferisce alle iniziative e talvolta alle ambizioni individuali di alcuni magistrati, per fortuna pochi”, e il “pochi” lo ribadisce atteso che nel precedente discorso al Senato è stato accusato “che mi sono scatenato contro i pubblici ministeri, figuratevi se uno che l’ho fatto per 40 anni può scatenarsi contro i suoi colleghi”.
Nordio con determinazione precisa che “ il pubblico ministero italiano è l’unico organismo al mondo e sottolineo al mondo che eserciti un fortissimo potere senza nessuna responsabilità perché il pubblico ministero italiano, dopo l’entrata in vigore del codice dell’’88, è il capo della polizia giudiziaria. Ma a norma della Costituzione, gode delle stesse garanzie di indipendenza ed autonomia del giudice”.
Un estratto del Ministro Nordio sul pubblico ministero italiano
Il ministro chiarisce come si sia arrivati al potere attuale dei pubblici ministeri e sottolinea che “quando è stato elaborato il Codice del 1930 il modello che i padri costituenti avevano davanti, tutto questo non esisteva. E quindi, la Costituzione del ‘48 ha attribuito al pubblico ministero giustamente le guarentigie del giudice, ma quando nell’’88 al pubblico ministero sono stati conferiti i poteri immensi di dirigere la polizia giudiziaria, gli sono stati, cioè, conferiti i poteri che in America ha il District Attorney (procuratore distrettuale) che è il capo della polizia giudiziaria, mantenendo le stesse guarentigie del giudice”. Tutto ciò precisa il ministro ha prodotto uno sbilanciamento dei poteri perché “in questo modo il pubblico ministero è l’unico organismo al mondo, e sottolineo il mondo, che eserciti un potere esecutivo senza reale responsabilità”.
Nordio, anche in occasione di qualche polemica precisa e chiarisce che la sua intenzione è semplicemente quella di “rimodulare i suoi poteri nei confronti della polizia giudiziaria in modo che non possa più avere questo potere senza rispondere a nessuno”. Questa ritiene Nordio la strada anglosassone da seguire, in cui “il pubblico ministero non è il capo effettivo della polizia giudiziaria, ma è l’avvocato dell’accusa che dà alle indagini della polizia una veste legale e una garanzia di legalità”.
Il giudizio disciplinare
Un altro capito è dedicato al giudizio disciplinare dei magistrati, sul quale ritiene esserci “una identità tra giudici e giudicandi in quanto la sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) è formata da membri eletti da quelli che un domani possono essere giudicati”.
Ed anche in questo caso l’Italia resta l’unico Paese al mondo con un altro “titolo” negativo ed infatti affonda “non esiste al mondo che una persona possa essere giudicata dalla persona che lui ha eletto, che lui ha scelto e che magari è vincolata da lui, a lui o da lui attraverso un legame correntizio di cui abbiamo visto pessimi esempi negli scandali recenti che sono stati censurati in primo luogo, e gliene rendo grande onore, al nostro Presidente della Repubblica”.
Una coraggiosa affermazione che ci dà un reale quadro della realtà per la quale trova anche una soluzione, dopo aver citato, in maniera eticamente corretta, un membro dell’opposizione che l’aveva anch’egli evocata “Vi è la possibilità di un’Alta Corte disciplinare formata, si potrà decidere come, da giuristi indipendenti che possa giudicare svincolata del sistema correntizio del Consiglio Superiore della Magistratura, il giudizio disciplinare dei magistrati”.
Un estratto del Ministro sulla possibilità della costituzione di un’Alta Corte disciplinare
Non è frutto di una sua proposta sottolinea il Guardasigilli, ma si tratta di “una proposta emersa già più di vent’anni fa in una commissione bicamerale presieduta allora dall’onorevole D’Alema, era arrivata quasi a conclusione, poi è stata abbandonata”.
E con decisione afferma che “non si può tollerare, perché è irrazionale, che un Consiglio Superiore eletto dai magistrati costituisca un tribunale interno legato a questi stessi magistrati che li hanno eletti da un sistema correntizio” che l’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, definì un verminaio.
Un altro capitolo che il ministro cita è il potere interdittivo che riguarda la giustizia civile, penale ed amministrativa ed anche il potere burocratico e che rallenta lo sviluppo del Paese.
Inoltre, la paralisi della Giustizia riguarda, secondo Nordio, anche il numero abnorme delle leggi, “troppo numerose per essere conosciute, troppo contraddittorie per essere applicate. Il loro numero è inversamente proporzionale alla loro efficacia e la loro incertezza, è sinonimo di disordine, di sciatteria, di opinabilità e di corruzione”.
E qui nuovamente con vigore affonda il Ministro “quanto alla corruzione questo monito, arriva non da un giurista, ma da uno storico.
2000 anni fa Tacito scrisse nel suo modo icastico Corruptissima Republica plurimae leges, più la Repubblica è corrotta, più sforna leggi, più leggi sforna e più aumenta la corruzione.
Questa oscurità delle leggi è aggravata dall’indecisione e dall’incertezza di tanti anni di politica che è stata oscillante e ondivaga in questo senso.
Perché abbiamo disposizioni severe ed attitudini perdoniste, abbiamo una voce grossa e un braccio inerte, abbiamo una giustizia lunga, ma con il fiato corto.
Vogliamo anche intimidire senza reprimere e vogliamo redimere senza convincere.
La riforma radicale per certi aspetti rivoluzionaria di uno Stato liberale si propone di affrancare il cittadino dall’abbraccio soffocante dello Stato, di favorirne l’avvicinamento attraverso una semplificazione dei diritti e dei doveri e per quanto riguarda la giustizia penale attuare il garantismo nella duplice attenzione, ossia non lasciare impunito il delitto e non condannare l’innocente”.
Così si accinge alla conclusione del suo discorso alla Camera sul vasto programma attuabile in 5 anni di Governo.
“In prospettiva noi dobbiamo attuare fino in fondo il codice voluto dal compianto, valoroso, eroico Ministro Vassalli con interventi più incisivi. Alcuni di questi li ho già indicati, la separazione delle carriere, il ruolo del Pm, il Csm, etc”.
Ma il ministro cita anche “l’impugnazione delle sentenze di proscioglimento, la distinzione tra il giudice e la giuria, tra la sentence e il verdict e l’inserimento degli avvocati nelle magistrature superiori e anche una rimodulazione dei ricorsi in Cassazione”.
Nordio ben consapevole che è un vasto programma, ma che in 5 anni con una maggioranza omogenea e duratura, “ci auguriamo di poter attuare”, queste le ultime parole del ministro prima del giro degli interventi dei gruppi parlamentari dopo circa 52 minuti di audizione.
Alla conclusione delle tre ore alla Camera in Commissione giustizia, il Ministro riceve gli applausi, sono state audite parole che pochi ministri hanno saputo così argomentare, delineare con grande decisione e responsabilità.
Il Ministro Nordio durante il suo lungo intervento ha accennato alla delicata questione del sistema minorile per la quale si è detto pronto a risolvere “le criticità”, soprattutto in nome dei bambini vittime di ingiusti allontanamenti dai propri genitori.
Il Ministro Nordio nell’illustrare il suo programma per riformare radicalmente l’architettura della amministrazione della Giustizia sia nella parte astratta e generale dell’impianto normativo e sia nella parte della applicazione della normativa da parte degli operatori, giudici e pubblici ministeri, ha consegnato l’immagine di un Ministro competente sotto ogni profilo, lungimirante nel graduare gli interventi con una intelligente scansione temporale, dimostrando, altresì, un raro coraggio per la sua forte determinazione a risolvere i problemi.
Di Giada Giunti
Il link dell’intera audizione del Ministro della Giustizia Carlo Nordio sulle linee programmatiche alla Camera dei Deputati il 7 dicembre 2022 Web Tv della Camera dei Deputati