Anche questo Natale, come ogni Natale da parecchi anni, io ed altri milioni di persone abbiamo ricevuto decine di messaggi di auguri, via email, via posta o via social. Sempre meno di questi messaggi includono la parola “Natale” mentre molti altri la hanno sostituita con una spuria “feste” o addirittura “vacanze”. Mentre negli ambienti internazionali dove si usa l’inglese come lingua veicolare o nei Paesi anglo-sassoni e nordici “Happy Holidays” ha cancellato pressoché totalmente ogni menzione al Natale, nei Paesi a forte tradizione cristiana, sia di confessione cattolica che ortodossa, l’uso delle parole “Natale”, “natalizie” o simili resiste con crescente difficoltà all’accerchiamento del “politicamente corretto”.
Ciò non rimanda solo alla tiepidezza di noi occidentali nei confronti della nostra fede, il Cristianesimo, ormai soppiantato dall’adesione ad una sciapa e malintesa religione globale della tolleranza in cui “uno vale uno”, come anche testimoniato dalle relative fortune di alcuni credi esotici la cui dignità viene elevata allo stesso rango delle tre grandi religioni monoteistiche. Ben inteso: la laicità dello Stato è un traguardo sacrosanto e un valore inalienabile. Gli articoli 8 e 19 della Costituzione italiana sono una garanzia di libertà per tutti.
Ma rimane il fatto che l’omissione della parola “Natale” ed ogni riferimento all’evento più importante del Cristianesimo, la nascita di Gesù, tradisce un imperdonabile autolesionismo dell’Occidente, quasi un razzismo al contrario nei confronti di tutto ciò che rappresenta la civiltà occidentale. E’ come se sentissimo l’obbligo di vergognarci della nostra cultura, della nostra storia e del nostro essere cristiani. Ciò non significa negare le stragi perpetrate dai colonizzatori cristiani ai danni degli indigeni americani, la tratta degli schiavi africani o l’oscurantismo della Roma papalina. Ma è lampante come la secolarizzazione ed il relativismo ci abbiano indotto a gettare il bambino insieme all’acqua sporca.
Non mi aspetto né desidero che i miei amici musulmani di Albania, Bosnia, Libia o Tunisia si spoglino dei loro simboli in occasione del Ramadan. Né che i miei amici ebrei facciano altrettanto il giorno dello Yom Kippur. Spero che mi invitino a condividere le loro festività nella pienezza delle loro tradizioni.
E’ per tutto questo che Vi auguro buon Natale e che spero abbiate fatto il presepe, la più bella tradizione cristiana per rappresentare il Natale!
Gaetano Massara