AGI – ‘Santa Claus rally” cercasi a Wall Street. Dopo un anno particolarmente difficile per i mercati, gli investitori confidano nel tradizionale ‘rally’ azionario di fine anno per migliorare le prospettive per il 2023. Ma vediamo innanzitutto di cosa si tratta. Il cosiddetto ‘rally di Babbo Natale’ è un ‘regalo’ che l’allegro vecchietto con la barba bianca porta agli investitori: ovvero un rialzo delle azioni nell’ultima settimana di dicembre e nei primi giorni di gennaio. Periodo in cui i fondi pensione vengono ricaricati e buona parte di questo denaro va a finire in Borsa. Non solo. Dicembre è il mese in cui parecchie aziende quotate incrementano le vendite durante le festività.
Finora a dicembre l’indice S&P 500 ha perso circa il 6%, appesantito dai forti ribassi delle azioni di Tesla, Amazon.com e altre big che avevano portato i maggiori rialzi negli ultimi anni. Dall’inizio dell’anno, l’indice ha perso quasi il 20% ed è sulla buona strada per la peggiore performance annuale dal 2008.
Ciò che fa ben sperare gli investitori è che la storia ha mostrato che il mercato ha ancora una possibilità superiore alla media di pareggiare le perdite. Secondo i dati di Cfra Research, i listini Usa durante gli ultimi cinque giorni di negoziazione di dicembre e i primi due giorni di gennaio sono aumentati circa il 75% delle volte. Il fenomeno ha sollevato l’S&P 500 in media dell’1,3% dal 1969, secondo lo Stock Trader’s Almanac.
Dal 1950, l’indice è stato scambiato in rialzo il 78% delle volte durante il periodo del rally di Babbo Natale con un guadagno medio dell’1,3%, secondo Dow Jones Market Data. Ma vediamo come vanno le cose se Babbo Natale non plana sui listini.
Come mostrano i dati di Lpl Financial, un dicembre senza rally è stato seguito da un anno più debole della media: lo S&P 500 è salito del 4,1% nell’anno successivo a un dicembre senza rally rispetto a un guadagno del 10,9% dopo un periodo in cui si è verificato. Anche i rialzi di gennaio sono più deboli in un anno senza Babbo Natale, con l’indice che scende in media dello 0,3% rispetto a un aumento dell’1,3% dopo un anno col rally.
“Quando Babbo Natale non arriva, in genere significa che nel mercato c’è qualcosa che sta causando confusione o che c’è un ostacolo da affrontare. Il sentiment negativo non cambia perché è un nuovo anno”, ha affermato Keith Lerner, co-chief investment funzionario di Truist Advisory Services. Il forte calo di questo mese sottolinea come le tendenze stagionali sembrino controbilanciate dalle preoccupazioni sul fatto che la stretta monetaria della Fed farà precipitare l’economia in recessione.
Secondo Truist Advisory Services, dal 1950 lo S&P 500 ha registrato solo 18 volte un dicembre con perdite. I dati di Cfra mostrano che l’indice ha guadagnato una media dell’1,6% a dicembre, oltre il doppio del guadagno medio dello 0,7% di tutti gli altri mesi. Questo dicembre si preannuncia come una delle eccezioni. Gli investitori hanno perso azioni al tasso settimanale più alto di sempre nella settimana fino a mercoledì, vendendo 41,9 miliardi di dollari netti, secondo un rapporto di Bofa Global Research, che ha attribuito la svendita alla “raccolta delle perdite fiscali”, strategia che prevede la vendita di attività in perdita per compensare le imposte sulle plusvalenze.
“La mancanza di un ‘rally di Babbo Natale’ questo mese, con una ‘svendita di carbone’ al suo posto, è un segnale preoccupante per i rendimenti azionari statunitensi del 2023”, hanno scritto gli analisti di DataTrek. La prossima settimana sono previsti pochi dati macro – quelli sul mercato immobiliare statunitense e le richieste settimanali di disoccupazione – mentre la liquidità del mercato azionario dovrebbe scendere vicino ai livelli più bassi dell’anno con molti a Wall Street in pausa per le vacanze. A segnare il trend sarà principalmente il fatto che l’inflazione possa continuare a diminuire e consentire alla Fed d’interrompere il rialzo dei tassi prima di quanto previsto. Negli Stati Uniti la spesa dei consumatori è aumentata a malapena a novembre, mentre l’inflazione annuale è cresciuta al ritmo più lento degli ultimi 13 mesi, ma la domanda probabilmente non si sta raffreddando abbastanza velocemente da scoraggiare la Fed dall’aumentare i tassi il prossimo anno. Anche altre misure di inflazione hanno mostrato segni di rallentamento, con i prezzi al consumo che a novembre sono saliti meno del previsto per il secondo mese consecutivo. Insomma l’attenzione dei prossimi giorni è tutta rivolta a Santa Claus perché mettere a segno il classico rally – per usare le parole di Sam Stovall, di Cfra – ti dà uno sprint d’inizio anno da cui ripartire”.