Il “Generale Inverno”
Si riportano di seguito alcuni problematici eventi collegati tra loro dall’importanza che rappresentano per il nostro Paese, destinati a risolversi in un modo o in un altro probabilmente nel corso del nuovo anno.
Le sorti ucraine – Il primo evento che più preoccupa è sicuramente il conflitto in Ucraina e le relative conseguenze che le parti in causa decidono di attuare. Ciò che più angoscia della guerra oltre le devastazioni che questa implica in quanto le guerre non sono incruente, è l’eventuale ricorso ad un escalation nucleare che aprirebbe a sua volta le porte a contromisure ancora più inquietanti. L’altra possibilità è quella che potrebbe verificarsi all’inizio della primavera, se l’Ucraina riuscirà superare i rigori proibitivi di questa stagione meteorologica. Infatti, le posizioni di sfavore dell’ Ucraina nel campo di battaglia sono ora determinate in gran parte dalle attuali condizioni climatiche aggravate dalla sensibile distruzione delle centrali di energia elettrica da una parte e del freddo del “Generale Inverno”, dall’altra. Entrambe sono per l’Ucraina motivo di preoccupazione per la riconquista dei territori occupati dalla Russia. Diversa sarebbe la condizione ambientale a primavera, favorevole all’ Ucraina quando i pantani dei campi di battaglia che si formano con lo scioglimento delle nevi su quelle sterminaste pianure, invertirà le condizioni favorevoli tra le due parti belligeranti. Non stiamo qui a vedere i particolari perché se non vi è una prova certa, ogni controprova è quasi altrettanto valida.
Le condizioni di negoziato – Quando l’ uso delle armi riporterà l’Ucraina ad una condizione di pari efficacia con le forze russe e cioè a primavera, la possibilità di arrivare ad un cessate il fuoco si farà più concreta. La conclusione sull’appartenenza dei territori contesi verrà molto probabilmente demandata ad un accordo politico successivo. Sarà proprio questo genere di intesa da preferire al tentativo di ottenere una pace definitiva, in modo da rinviare la conclusione del conflitto a tempo indeterminato senza che l’Ucraina debba accettare la rinuncia formale di territori per ottenere la pace.
Ecco allora che in Ucraina in particolare ma anche in tutta Europa, le condizioni miglioreranno sensibilmente. Questo avverrà a fronte dell‘ esito meno disastroso di come avrebbe potuto essere, ma anche per la via d’ uscita dai risultati negativi che gli stessi Stati della UE hanno sofferto per mantenere le sanzioni sui beni di scambio con la Russia. Avverrà quello che si chiama in economia, il “rimbalzo tecnico” delle attività, e cioè la ripresa molto rapida in un breve periodo, della produzione e degli scambi con l’estero, in tutte le direzioni. Dopo di che anche se in modo molto più attenuato, la ripresa delle attività produttive determinerà tutti i benefici tipici della ricostruzione. A titolo di esempio, si ricorda, così come avvenne nel dopoguerra, il cosiddetto boom economico dell’Italia negli anni 50’. Il salto di qualità sulla base della tecnologia che durante il conflitto si è sviluppata potrà essere convertito in applicazioni civili a beneficio di tutti i Paesi interessati. La necessità di nuovi macchinari e di nuove tecnologie produttive porterà i vantaggi che le vecchie strutture non possedevano.
Le nuove mutazioni del coronavirus – L’altro aspetto che rappresenta un’incognita nel bene o nel male è la virulenza e la contagiosità di questa attuale ondata della pandemia per effetto delle diverse mutazioni del covid -19 fino ad ora avvenute. Ora il virus ha ripreso forza e vigore proprio in questa stagione invernale per fortuna sorretta dall’anticiclone africano che per una volta almeno, non è solo deleterio come quando imperversa durante l’estate. È vero che le attuali mutazioni del virus comporteranno grossi problemi sul numero delle persone colpite e che la recrudescenza della pandemia potrebbe ancora una volta indurre il nostro Paese ha condizioni più severe di libertà riguardo gli spostamenti delle persone, con ripercussioni sulla capacità produttiva. Ciò avverrebbe proprio nel momento in cui la nostra economia si dovrebbe risollevare dal deficit determinato da due anni di severe restrizioni che tutti abbiamo subito, soprattutto in nome della incolumità altrui.
Quale mutazione
Non è dato sapere fino adesso se debba essere il pessimismo o la prudenza a prevalere. Se vogliamo però far scandire il passo alle nostre esigenze nell’ipotesi che le conseguenze dei nuovi ceppi virali siano piuttosto blande, potrebbe essere il caso di lasciar correre le cose come stanno. La cosiddetta vaccinazione di gregge potrebbe e dovrebbe alla fine prevalere sulle patologie delle attuali varianti del covid-19.
La sete di energia – Un’ altra sorpresa del 2023, meritevole della massima attenzione, dovrebbe essere quella della scoperta di nuove fonti energetiche diverse da quelle fossili e da quelle nucleari. Anche le fonti rinnovabili stanno facendo la loro parte e sempre più potranno essere utilizzate alla luce di nuove tecnologie migliorative del rendimento e del costo dell’impianto a spese però del territorio sottratto ad altre attività o degli spazi dedicati alle esigenze degli stessi impianti.
La raccolta di biomasse meglio organizzata e selezionata, potrebbe risolvere in Italia anche il problema dello smaltimento dei rifiuti.
Non è edificante per l’ Italia infatti, ricorrere alla loro eliminazione, come già avvenuto nel recente passato con il trasporto delle cosiddette, “eco balle” in Austria, pagando oltre la spedizione a mezzo treno, ovviamente anche le industrie austriache che le ricevono ma indignandoci assurdamente poi, con pubbliche proteste, per il fatto che queste ricavano dalla combustione dei nostri scarti energia elettrica per il loro Paese.
Per quanto riguarda il nucleare, l’attuale tecnologia più avanzata comporta certamente sicurezza di esercizio, ma gli inconvenienti sono comunque maggiori dei vantaggi. Infatti in Italia installare una centrale nucleare oltre all’ostilità della popolazione locale, non è poi così semplice. In primo luogo, il tempo necessario per la costruzione è mediamente 14 anni anni. Quindi il primo impianto poterebbe essere operativo quando il nostro problema contingente di reagire alle attuali necessità energetiche avrà già avuto risoluzioni diverse. E allora dove trovare concreta risposta all’ attuale carenza di carburanti?
“Campa cavallo …..”- Per realizzare una centrale a fissione nucleare, le ingenti spese necessarie sono completamente a carico dello Stato, ossia dei contribuenti. Ma una volta costruita, l’attività per la produzione di energia elettrica e la gestione dell’ impianto viene ceduta a privati i quali, a bollette pressappoco uguali a quelle dei carburanti fossili, si dividono gli utili di esercizio. Ma a fine della vita utile della centrale, gli ingenti costi del lento e complesso smantellamento chi li paga? Lo Stato; mica le società di gestione e quindi, ancora i contribuenti.
Area di una centrale a fissione nucleare
Ma non è finita qui, perché resta l’ ulteriore problema delle scorie radioattive che insieme agli altri materiali di smantellamento contaminati, dovranno essere conservate in modo efficace e sicuro. Tutto naturalmente a carico dello Stato, ossia delle future generazioni. Se poi qualcuno si chiede quanto tempo queste scorie dovranno essere mantenute in sicurezza. La risposta è : “Da qui all’eternità”. Perché questo? Perché le scorie che vengono prodotte dalla fissione nucleare durante l’ attività produttiva delle centrali, sono fortemente radianti. L’uranio 238 pur essendo poco radioattivo ha un periodo di dimezzamento di circa 4,5 miliardi di anni; altri elementi più pericolosi, hanno un tempo decisamente minore ma si tratta comunque di secoli. Quindi queste scorie dovranno essere custodite in luoghi più che sicuri anche dalle possibilità di movimenti sismici che potrebbero distruggere nel sottosuolo i simulacri nei quali sono racchiuse. Si deve anche dire che non esiste al mondo alcun contenitore che in un tempo più o meno lungo non si sgretoli a causa delle radiazioni provenienti dalle scorie. Ad esempio Chernobyl; quante volte è stato finora rinforzato a costi da capogiro, l’involucro di cemento armato di contenimento del reattore fuso! Per evitare tutto ciò i depositi di sostanze radioattive dovranno essere continuamente sorvegliati e ispezionati in luoghi isolati di vasta area e più vasta ancora per questioni di cautela, da personale addetto. Per quanto tempo? Anche qui come sopra: “Da qui all’eternità” E chi paga per questo? Non certo i privati ma il solito Pantalone, ovviamente con il denaro dei contribuenti. Il filare dei problemi non finirebbe qui perché quel territorio viene sottratto per sempre alla collettività ma anche il personale addetto alla sorveglianza, oltre al rischio di salute, viene sottratto al mondo produttivo perché il lavoro in questo senso non comporta alcun valore aggiunto all’economia. Quindi la sicurezza che dovrà essere garantita alle generazioni future ha costi che si protraggono nel tempo senza soluzione di continuità.
“…. che l’ erba cresce” – Tutto ciò sembra un paradosso quando secondo gli ecologisti ci si dovrebbe sacrificare nella vita con una serie di rinunce ai nostri confort a scopo cautelativo per non aumentare l’ anidrite carbonica nell’ atmosfera a ipotetico vantaggio delle future generazioni. Invece la certezza di dover far fronte agli oneri presenti e futuri relativi all’ utilizzo dell’ energia nucleare, sembra essere stata superata da una delle solite “folgorazioni sulla via di Damasco” di coloro che hanno capito, cosi come e anche la scandinava Gretina adesso pontifica, che l’ energia nucleare è un’energia pulita che non inquina e non lascia quindi scorie a cui i nostri discendenti dovrebbero provvedere.
Fusione nucleare di repertorio
Un passo troppo lungo – Per quanto riguarda la fusione nucleare “calda”, da quarant’anni anche l’Italia ha devoluto decine di miliardi di euro per la realizzazione internazionale del progetto di un reattore chiamato “Totamak”. Si tratta di un sistema basato sul cosiddetto confinamento magnetico (pareti magnetiche di contenimento) senza ottenere alcun utile risultato. Qualche settimana fa è stata ostentata al mondo la sensazionale scoperta in USA di un nuovo sistema sperimentale di fusione nucleare basata sul cosiddetto “confinamento inerziale” ossia, attraverso una serie di laser sincronizzati che sparano sull’obiettivo il loro fascio energetico. È stato detto che il rendimento del sistema è stato superiore all’energia che ha ricevuto. Si tratta però di un rendimento di una frazione di unità, ossia di circa il 10% o il 20%. Ma non è stato detto negli annunci trionfalistici che l’energia necessaria per ottenere gli stessi fasci laser è circa 100 volte superiore di quella ottenuta da questo tipo di fusione, oltre fatto che il fenomeno è avvenuto per il tempo infinitesimo di millisecondi. Si può dire che questi due sistemi diversi ma uguali nel risultato sono sicuramente i simboli dell’energia del futuro, in quanto non avranno mai un presente.
A portata di mano – Vi sono però altre fonti di energia i cui benefici potrebbero essere goduti quasi nell’immediato. Si tratta della ricerca di nuove sorgenti: una di queste potrebbe essere basata sugli ultimi ritrovati per ottenere la fusione a “basse temperature” di poche migliaia di gradi centigradi. Questo sistema è stato finora avversato in quasi tutto il mondo (Giappone escluso), sia per ragioni militari, sia a tutela dei monopoli energetici delle sostanze fossili. Attualmente sono allo studio anche altre fonti per la produzione di energia a basso costo, ma sono tenute abbastanza sottotono per impedire la cosiddetta “mortalità infantile”. Qualcuno si chiederà che cosa significa la mortalità infantile di un oggetto? Nel caso in questione significa che il prodotto viene eliminato proprio sul nascere, evitando che una volta consolidata la sua presenza, possa divenire impossibile bloccarne poi la diffusione sui mercati. Non sembri questo un paradosso perché le nuove scoperte devono sempre essere compatibili con l’economia del sistema. Ad esempio di questo metodo, si ricorda che da diversi decenni è stato scoperto un vaccino (quando i vaccini erano veramente tali) contro le carie dentali ma fu deciso a livello mondiale di non farne di niente. Per quale motivo questo avvenne, è abbastanza intuitivo tanto è vero che il vaccino è stato bloccato. Nel campo medico altrettanto vero è che il sistema di prevenzione malattie in Italia non esiste, quantunque si voglia far credere il contrario. Infatti la diagnosi preventiva non è prevenzione e soltanto un accertamento dello stato di salute o di una determinata funzione dell’organismo.
Scatola vuota – La prevenzione dovrebbe consistere come il termine stesso significa, nell’ anticipare l’insorgenza di malattie prima che queste si verifichino e non dopo che si sono verificate. Tutto ciò può avvenire attraverso analisi cliniche di accertamento sulle carenze dell’ organismo per riequilibrare il sistema immunitario attraverso le sostanze di cui abbisogna. Potrà cosi essere in grado di svolgere naturalmente la sua multifunzione di difesa organica dalle patologie che bussano alle porte. Ma questo non si può fare perché se ciò avvenisse con la corretta alimentazione eventualmente integrata con le sostanze alimentari carenti, si ridurrebbe quasi gratuitamente un numero significativo di malattie destinate a divenire croniche con degenze, assistenze, spese farmaceutiche, riabilitazioni e annessi e connessi ………. a fronte di un giro di valuta riguardante la Sanità Nazionale di oltre 125 miliardi di euro spese nell’ anno appena trascorso.
Quale 2023? – Da come appaiono le condizioni del nuovo anno, vi sono delle cose anche difficili che si possono fare e che poterebbero essere fatte con immediata possibilità di successo. Ve ne sono altre più facili, più logiche più naturali che non potranno essere fatte per l’evidente motivo che “non devono essere fatte”. Già sarebbe un successo che il 2023 ci stupisse per le buone cose che si intravedono all’orizzonte, ma solo dopo che saranno avvenute potremmo goderci i loro vantaggi. Questo auspicio potrebbe essere almeno in parte, anche una previsione.
Alberto Zei
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