La beccaccia di Fucini – Siamo ormai circondati da animali selvatici che si sono avvicinati all’uomo da qualche decennio sempre più incoraggiati dal cibo e dalla condiscendenza generale verso di loro. E’ vero che tanto è cambiato dai tempi in cui si andava a caccia di una beccaccia. La caccia rappresentava una prodezza sofferta dalla concorrenza, addirittura da un prelato del luogo, così come narrava lo scrittore Renato Fucini nel suo divertente racconto in terra di Toscana nel quale vengono descritte le condizioni di apprensione di Don Lorenzo, parroco di campagna, quando celebrava velocemente la messa del mattino nell’angoscia che il concorrente di caccia arrivasse nel luogo di avvistamento prima di lui. I tempi sono cambiati e come in genere avviene, la tendenza, di un’attività, porta sempre o quasi a comportamenti contrari che dovrebbero ristabilire la verità. Quale verità? Quella degli attuali ambientalisti che pontificano , in nome e per conto del genere umano, che le generazioni precedenti avevano di volta in volta completamente travisato i valori. Ma adesso? Proprio grazie all’attuale contestazione di ciò che l’umanità aveva ritenuto valido, gli attuali profeti dell’ ambiente oltre a rivelare gli errori del presente, come Fra’ Savonarola, avrebbero ben chiara anche quella del futuro se non saranno esauditi i loro intendimenti.
Quando anche i preti andavano a caccia
Questo vale naturalmente anche nel caso dei cinghiali secondo la loro natura di animali che dal punto di vista umano erano nel passato considerati selvatici, pericolosi e da cacciare. Tale caccia veniva svolta ai fini della nutrizione ma anche per i danni che provocavano all’agricoltura e al pericolo che rappresentavano per chi li incontrava.
Il cambiamento – Adesso le cose sono mutate non certo per i cinghiali ma per la nascita di gruppi di animalisti con il compito di invertire il ruolo dell’ umanità nella quale da mondo e mondo, fosse anche dall’ultima era glaciale, gli uomini si sono comportati alla medesima maniera, ossia da cacciatori. È vero che almeno in Occidente il cibo non è così scarso da dover cacciare per sopravvivere come faceva Robin Hood con gli animali della Contea. Altra cosa invece, è dover subire continui e ingenti danni all’agricoltura causati da alcuni milioni di cinghiali presenti in Italia dei quali malgrado la continua eliminazione in tutto il territorio nazionale, il loro numero cresce esponenzialmente.
Il pasto quotidiano
Questi scavano le radici e divorano la parte preferita di ogni pianta divelta, così come fanno i lupi quando uccidono tutte le pecore del gregge anche se un solo animale sarebbe bastato a nutrire l’ intero branco. Di fronte a un così invadente numero di cinghiali che in molti casi hanno ormai superato le porte delle città non è più possibile considerare le relative misure di carattere emergenziale che l’Amministrazione riesce a emanare malgrado l’opposizione degli animalisti. Queste azioni si rivelano oltretutto peggiorative della preesistente situazione ambientale anche a causa della parziale disgregazione dei gruppi e il conseguente proliferare del pericoloso randagismo individuale.
Anche altrove la stessa cosa – Non può neppure consolare, il fatto che la situazione per la presenza dei cinghiali a Roma non sia peggiore di quella di tante località italiane ormai devastate dalla presenza di questi animali e dall’ostinazione dei soliti animalisti. Si tratta di una condizione ormai pesantemente instaurata appunto, anche in altre zone soprattutto turistiche mettendo in pericolo ambientale la stessa popolazione del posto nonché quella di milioni di presenze soprattutto straniere che si recano in vacanza nel nostro Paese. Sia di esempio l’Isola d’Elba come luogo di benessere rilassante per il mare quasi sempre calmo, coste di ogni tipo, accoglienza alberghiera pluristellata; ma non certo per l’attuale presenza di orde di cinghiali che appaiono improvvisamente di fronte alle auto in transito sulle sue tipiche strade attraverso la macchia mediterranea.
Perplessità sul menù del giorno
Anche in questa isola la presenza di tali animali rende uno dei luoghi naturali più belli del Mediterraneo per le vacanze in ciò che non dovrebbe essere. L’ Amministrazione locale finora impedita dall’ impostazione politica e amministrativa della Regione Toscana non ha avuto la possibilità di migliorare né l’accoglienza turistica né la propria economia agricola, subendo di fatto la devastazione delle campagne e da parte dell’orda dei cinghiali sparsi nel territorio di soli 250 km² e l’ improvviso pericolo per l’ incolumità delle persone. Tutto questo piuttosto che autorizzare una bonifica sostanziale sul territorio a cui in particolare un lacerto di noti ambientalisti trova continuamente il modo di rimandare sine die ogni provvedimento. Ma attenzione, sarebbero guai seri opporsi ai così detti, animalisti, usando mezzi adeguati per impedire tutto ciò perché cacciare un cinghiale è considerato una sorta di delitto. Basterebbe però anche la sterilizzazione a mezzo di cibo per impedire l’ulteriore crescita esponenziale di questi animali fino a un ragionevole numero controllato. Ma il concetto di questi salvatori degli animali nocivi grazie alla loro verità finalmente divulgata al genere umano, sarebbe ispirata al rispetto della natura in quanto madre di tutti gli esseri viventi e del loro naturale comportamento. Infatti questi portano come esempio la condotta degli animali verso la prole facendo vedere i genitori che amorevolmente porgono ai piccoli nati il cibo che questi avidamente trangugiano.
Madre natura – È questa la scena amorevole che si estende praticamente a quasi tutti gli animali della terra tranne poche eccezioni come ad esempio il leone che cerca di mangiarsi figli; cosa che fa se la madre non riesce ad impedirlo.
Roma – In fila ma sulle strisce
Questo avviene in natura nel regno animale ma è la stessa cosa nel regno vegetale e in quello minerale per non parlare delle leggi cosmiche dell’intero universo tra corpi stellari o tra intere galassie. Da osservatori si arriva al punto di rendersi conto di non poter imparare alcunché di buono in senso etico dalla natura, osservando in che modo questa consente ai propri “figli” di nutrirsi per disporre egoisticamente delle risorse per la sopravvivenza. La razza umana è evidentemente evoluta rispetto alla forzatura che la natura impone. Anche solo guardando i filmati che gli ambientalisti ci propongono in Internet in cui gli animali catturano le loro prede e di queste si nutrono, la cosa che più stupisce e disgusta in virtù del senso etico che l’evoluzione del genere umano ci ha consegnato, è la crudeltà del metodo naturale del predatore di catturare le prede cibandosene molto spesso un po’ per volta, quando sono ancora in vita. Basta guardare anche una soltanto di quelle riprese da raccapriccio per chiedersi se la natura sia madre o piuttosto matrigna.
La carne di cinghiale – L’organismo animale come appunto il caso dei cinghiali, attraverso azioni umane di contenimento della loro presenza, viene sottoposto ad un continuo stress esistenziale, praticamente senza pausa. In queste condizioni la carne di cinghiale non risulta più, commestibile in quanto la produzione organica dell’ormone dello stress, ossia del cortisolo, riduce drasticamente il glicogeno. La mancanza di glicogeno nella carne impedisce la frollatura rendendola non edibile. Non solo quindi non potrebbe servire per l’ alimentazione ma a causa delle sostanze tossiche contenute e prodotte, questo tipo di carne viene classificata “Dark Firm Dry” o “Pale Soft Exudative” (Scuro Duro Secco o Pallido Morbido Essudativo) da smaltirsi con le modalità di “rifiuto speciale”.
Le apparenze talvolta ingannano
Finora queste accortezze nel nostro Paese non sono state attuate se non in parte: Ma la carne di cinghiale in modi diversi viene riciclata anche attraverso strutture spesso non autorizzate, con personale probabilmente improvvisato e quindi ignaro delle regole da adottare. A prescindere dall’ esperienza personale di ciascuno di noi relativa alla carne di cinghiale finora mangiata, allo attuale stato delle cose la situazione ambientale è notevolmente peggiorata rispetto al passato. Infatti si riscontra in letteratura specializzata che questa carne è pericolosa alla salute umana per la qualità del prodotto, per il rischio microbiologico, per quello tossicologico ed ambientale soprattutto ma non solo, per gli alimenti da cassonetto che trova nei pressi degli insediamenti urbani. Qualcuno penserà che si tratti soltanto di ipotesi in mancanza di dati ufficiali. Potrebbe essere anche vero come è altrettanto vero che qualcuno si ammala di covid e muore, altri si ammalano di covid e guariscono altri non si ammalano per niente. Il tal senso sarebbe auspicabile che le autorità preposte analizzassero questa carne e ne esprimessero il parere sulla commestibilità, rendendo pertanto ufficialmente noto a tutti quale sia l’atteggiamento da tenere.
L’ eccesso di zelo – Si dovrebbe far comprendere ai sostenitori dei cinghiali che questi stanno aumentando ad insopportabile dismisura la loro presenza nelle strade, intorno alle abitazioni, nei centri urbani di Roma e in tutto il territorio nazionale; i disagi e pericoli sono non indifferenti per il patrimonio agricolo e per la sicurezza della popolazione che lo Stato deve difendere. Gli slogan dei millantatori gruppi della “salvezza” di accettare la presenza di queste “creature”, contraddice le stesse ragioni di libertà ostentate al fine di contrastare l’ autorità dello Stato che dovrebbe tutelare gli interessi di tutti i cittadini. Ma con quale coerenza poi, questa stessa gente seduta a tavola assapora nei sui pasti la carne più morbida di quella del cinghiale, come quella dell’ abbacchio o della vitella?
Invocando la stessa natura che fonda a così caro prezzo la sopravvivenza delle specie a discapito di altre, resta difficile comprendere come possono essere prevaricati da parte di pochi arrabbiati naturalisti gli interessi esistenziali del contesto sociale di cui loro stessi fanno parte. Ma in nome di che cosa? Considerando la comune appartenenza al genere umano, il massimo amore che ogni persona dovrebbe esprimere nei confronti degli altri è bene precisato anche da uno dei 10 Comandamenti: “Ama il prossimo tuo come te stesso” ma non più di te stesso, specie quando gli altri sono cinghiali.