“La costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio non solo è necessaria, ma è doverosa e i motivi sono sotto gli occhi di tutti, perché non passa settimana senza che la nostra coscienza sia sconvolta da femminicidi, stupri e violenze di cui le donne sono vittime. È un tragico bollettino di guerra che non accenna ad arrestarsi”, è l’inizio del discorso del 24 gennaio alla Camera dei Deputati dell’on.le Stefania Ascari (M5S).
Numeri e statistiche sono purtroppo note a tutti, 118 donne uccise nell’anno 2020, 121 nell’anno 2021 , 122 donne uccise nell’anno 2022 con 60 femminicidi.
Alla data del 23 gennaio il ministero dell’Interno relativamente al periodo 1 – 22 gennaio 2023 registra 12 omicidi, con 5 vittime donne, tutte uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, 4 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.
Il pensiero della deputata va alle vittime, “ci sono persone, vite spezzate, famiglie devastate, minori dalle esistenze segnate, vittime dirette e vittime collaterali di una strage implacabile”.
La Ascari osserva che” non bisogna pensare che ciò che finisce sui giornali o nei telegiornali rappresenti il fenomeno nella sua interezza, perché non è che la punta dell’iceberg di una piaga: la violenza maschile sulle donne, che si esplica in differenti forme, alcune anche sottili e non facilmente decifrabili”.
Ed infatti la parlamentare del Movimento 5 stelle sottolinea che il femminicidio è l’estremo, drammatico stadio della violenza. Ci sono molti tipi di violenza che non si vedono come un “livido”, ma sono molto penetranti e dolorosi, infide, di difficile individuazione; pensiamo alle “limitazioni della libertà, dalla rivendicazione di possesso, di potere, di supremazia e proprietà, dagli stereotipi e dai pregiudizi anti-donna radicati nella società, dalla marginalizzazione e dalla svalutazione delle donne nella vita pubblica e privata”.
La Ascari parlando di violenza sulle donne non può e non riesce ad esimersi dal citare una disumana forma di violenza sulle donne, ossia quella dell’allontanamento spesso coatto dei figli dalle mamme che produce il dolore più profondo ed efferato per mamme e figli.
“È violenza anche quella perpetrata da un sistema che ribalta le storie, protegge i colpevoli e mette le vittime sul banco degli imputati, perché, in fondo, è anche un po’ colpa loro ; è violenza quella praticata ai danni delle madri in nome della legge n. 54 del 2006 in tema di bigenitorialità, un principio spesso utilizzato per alimentare un processo di vittimizzazione secondaria delle donne madri che denunciano violenza domestica e vengono accusate di essere alienanti, ostative, simbiotiche e che addirittura subiscono l’allontanamento coatto dei propri figli, causando danni irreparabili”.
Ed è ovvio che nei casi di violenza, peraltro previsto anche dalla Convenzione di Istanbul, molto spesso violata nei nostri tribunali “non ci può essere bigenitorialità a tutti i costi, a danno del minore, quando questo comporta il dover vedere un genitore violento, se davvero le Istituzioni hanno a cuore il supremo interesse del minore”.
Tra le numerose forme di violenza cita “la tradizione arcaica e criminale dei matrimoni forzati. Ciò che ha subito Saman Abbas per essersi opposta alla volontà della sua famiglia non dovrà mai più riaccadere a nessuna ragazza”.
Ed ancora fa presente di aver depositato una proposta di legge per proteggere le vittime che denunciano il reato di matrimonio forzato e per ”rilasciare loro il permesso di soggiorno, affinché possano svincolarsi dalle famiglie ed essere libere e autonome da subito”, con l’augurio delle celere approvazione da parte del Parlamento. “Non abbiamo potuto salvare lei, abbiamo il dovere di salvare tutte le altre Saman d’Italia”, frase che sortisce alcuni applausi e sottolinea “sono violenze le molestie, gli abusi e i ricatti in larga parte sommersi che si consumano nel mondo dello spettacolo e che l’associazione «Amleta» e alcune coraggiose attrici stanno contribuendo a far emergere. La violenza non è una questione privata, ma è un fatto collettivo che ci chiama in causa tutte e tutti”.
La deputata m5s ha più volte sostenuto che “la violenza maschile sulle donne va affrontata non più come un’emergenza ma come un fenomeno criminale strutturato e radicato nella nostra società, non solo italiana, ma mondiale”.
Qui il pensiero va al coraggio delle giovani iraniane che, “sostenute da molti giovani uomini, da mesi stanno sfidando a viso scoperto e a testa alta il regime degli ayatollah, mettendo a rischio la loro vita. Su tante e tanti di loro pendono condanne a morte”.
Il Governo italiano si dovrebbe impegnare con ogni possibilità per “condannare e fermare i crimini che si stanno compiendo in Iran e depotenziare la legittimazione del regime. Nel nostro Paese il quadro normativo, che nella scorsa legislatura abbiamo contribuito a rafforzare con il codice rosso, è un ottimo punto di partenza, avendo introdotto nuovi reati e attribuito una corsia preferenziale alle denunce per violenza”. Precisa poi come fino al 1996 lo stupro “era ufficialmente considerato un delitto contro la morale pubblico, il buon costume e non contro la libertà personale. Fino a circa 40 anni fa si prevedeva ancora il matrimonio riparatore e il delitto per causa d’onore”, di strada ne è stata fatta osserva la Ascari, anche se c’è ancora molto, molta da fare.
“Per tale motivo bisogna investire risorse nella formazione. Tutti gli operatori che si occupano di violenza di genere, quali avvocati, magistrati, servizi sociali e Forze dell’ordine, devono essere formati e specializzati. Mai deve accadere che una cittadina che si trova in una situazione di pericolo, chieda aiuto e non venga soccorsa o presa sul serio”. Infatti, in troppi casi, purtroppo, la denuncia non è stata garanzia di salvezza. Bisogna poi dare sostegno economico alle vittime, sottolinea la deputata – a partire dal lavoro, perché la libertà passa anche dall’indipendenza economica, e poi “potenziare le misure di protezione, dai braccialetti elettronici al divieto di avvicinamento e all’ordine di allontanamento, fino alla circolazione di informazioni tra tribunale civile e penale, per evitare situazioni paradossali di affido congiunto in caso di violenza intrafamiliare”.
Purtroppo, molto spesso la donna che ha avuto il coraggio di denunciare, non solo non viene protetta, ma quando non viene uccisa, si trova catapultata nell’inferno della cosiddetta violenza istituzionale, le vengono allontanati i figli con metodi violenti, in totale violazione delle normative nazionali, sovranazionali, le sentenze della Suprema Corte di Cassazione, le convenzioni europee (soprattutto Istanbul), le indicazione del Parlamento europeo, il Grevio, Ue, etc.
“Io l’ho ripetuto tante volte in quest’Aula: quando una donna denuncia non chiede vendetta, chiede di essere creduta, chiede un’alternativa alla violenza e lo Stato deve offrirgliela. Ma attenzione: le leggi possono avere efficacia solo se al contempo si avvia anche un cambiamento culturale. Perciò dobbiamo incidere sul piano dell’educazione e dell’informazione. Come si fa a non comprendere che introdurre l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale sin dai primi anni di scuola è la più alta forma di prevenzione della violenza? Educare significa prevenire, significa essere lungimiranti e crescere futuri adulti in grado di padroneggiare anche le emozioni negative, saperle gestire e controllare
Facendo un cenno ai media ed alla televisione commenta che hanno responsabilità di non promuovere esempi negativi e di non normalizzare o sottovalutare la violenza e, invocando colleghi e colleghe, sottolinea quanto ci sia ancora da fare, ma nel minor tempo possibile. Infatti, arrivare “prima”, spesso salva la vittima, salva un bambino da un prelievo coatto che lo devasterà per l’intera esistenza.
“Apprezzo il salto di qualità che si intende fare passando da una Commissione monocamerale, che già ha ottenuto ottimi risultati, a una Commissione di inchiesta bicamerale. Serve, però, la collaborazione di tutte e di tutti, serve essere uniti, serve fare rete e un grande lavoro di squadra contro questo gravissimo fenomeno criminale”, ma serve anche un controllo sul rispetto di tutte quelle normative anche già esistenti che molto spesso si violano per incompetenza o consapevolmente a causa di interessi, conflitti di interessi già più volte accertati anche dalle due Commissioni al Senato ed alla Camera ( “Commissione su femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere” e la “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori” ). Fondamentali sarebbero anche controlli efficaci nelle case famiglie, come pure le videoregistrazioni per impedire che la verità si trasformi in falsità, come purtroppo accade sovente, con ribaltamento della vittima trasformata in carnefice alla quale viene inflitta ulteriore ed infida violenza, quella istituzionale che a volte compromette l’intera esistenza irreversibilmente.
“Per tutti questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo Movimento 5 Stelle” sull’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta su femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere”, questa la conclusione del suo intervento del 24 gennaio alle Camera dell’on.le Ascari.
Alle 18.32 il vice presidente Sergio Costa dopo la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 640-A: S. 93-338-353 – “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere”, con 258 votanti, 258 favorevoli, “la Camera approva”. Si ritorna al Senato per alcune modifiche.
Noi l’abbiamo intervistata il 24 gennaio appena uscita dalla Camera dei Deputati. Femminicidi, violenze e figli allontanati soprattutto dalle mamme.
di Giada Giunti