Arroccata o accroccata? Il presidente et assessore alla Sanità dimostra di non conoscere il Codice Cencelli. E’ riuscito a mettere su con troppa fatica l’esecutivo che dovrà governare per cinque anni da via Cristoforo Colombo la regione. Del resto l’esperienza è come il coraggio manzoniano. Chi non ce l’ha non può darselo. E la fatica per arrivare a dama con un risultato ancora non perfettamente certo al momento in cui si estende questa nota, non è da professionisti della politica.
Ed è così che Francesco Rocca ha tenuto sospesi tutti i maggiorenti del centrodestra per trovare la quadra alle richieste che arrivavano dai due partner di maggioranza: Forza Italia e Lega. Antica tradizione inverata nel manuale di scuola democristiana chiamato Codice Cencelli, vuole che ai partner minori di maggioranza, che però la tengono in piedi, si dia un corrispettivo più alto della loro effettiva rappresentanza espressa in numeri percentuali dall’esito del voto.
Si tratta di un modo per riconoscere la centralità della forza coalizzata e non farla sentire aggregata. Tutt’al più fortemente integrata. Tanto più se, come ha fatto il neo presidente dell’ente regione, si tiene per sé la Sanità. Tutti sanno che nella gestione delle strutture e delle risorse per la cura della salute verte l’ottanta per cento del potere di gestione dell’intero ente regione. Ebbene, se il presidente, oltre alle qualità di creatore di una linea in grado di dialogare con l’Unione Europea e le massime sedi decisionali del sistema-paese, si tiene anche l’assessorato sommamente più forte accentra su di sé gran parte della capacità di gestire la politica reale della Regione Lazio. In più, dall’alto dell’aver diretto la Croce Rossa, Rocca non dispone di un curriculum tale da poter dire: “se non lui, chi altro?”
L’ottenimento della delega per sé. che ha già potenti oneri come presidente, deve esser visto come atto di autocrazia. Una mossa difficile da digerire per gli altri.
Sta di fatto che le ultime soluzioni trovate sembrano promuovere questa logica autocrate. Le previsioni danno, per lunedì mattina, a presidente del Consiglio regionale Antonello Aurigemma.
I due assessorati della Lega sono Cinzia Bonfrisco al Turismo. Ma spunta anche Pasquale Cenciarelli da Frosinone alla Cultura.
Gli altri per Forza Italia: Maria Spena all’Istruzione. Ma anche qui c’è l’outsider, Giuseppe Sciboni da Latina dovrebbe prendere invece l’Ambiente.
Tutto il resto al Fratelli d’Italia. A Elena Palazzo, a meno di smentite, tocca lo Sport. Roberta Angelilli, lo Sviluppo Economico e Massimiliano Maselli all’Urbanistica . Giancarlo Righini al Bilancio, Fabrizio Ghera ai Trasporti o in alternativa ai Lavori Pubblici con un Fabio Tagliaferri ancora sub judice per le Politiche Sociali. La sua delega deve uscire vincente dalle alchimie interne di partito e di rapporto con gli altri partiti.
Anche a destra non si sfugge alla retorica dell’uguaglianza di genere con quattro donne in giunta che sono (come si ripete): Roberta Angelilli, Elena Palazzo, Cinzia Bonfrisco e Maria Spena.
Ma in cucina il piatto finale da comminare prevede anche altri ingredienti, come il Capo di Gabinetto del presidente che, per essere così occupato sulla Sanità oltre che per il suo lavoro di governatore, dovrà essere veramente bravo. Sempre da indicare sono le vicepresidenze dell’aula. Ci sono pronti Pino Cangemi della Lega, ma come di consueto, per il riconoscimento dell’avversario sconfitto, ci sarà probabilmente anche Daniele Leodori da Zagarolo (PD). Ma il big Democrat potrebbe far valere meglio la sua esperienza facendo il capogruppo e lasciare così la vice presidenza ad un altro del suo partito.