AGI – Una dose eccessiva di un medicinale a base di Midazolam, che viene utilizzato per ridurre l’ansia e indurre sonnolenza e 16 persone, tutte malate terminali, sarebbero morte nell’Hospice di Torre Maggiore, in provincia di Foggia non per cause naturali. E il responsabile sarebbe un infermiere 55enne della struttura che ora è indagato per omicidio volontario.
Le morti sospette, per le quali la procura di Foggia ha disposto la riesumazione delle salme sono avvenute tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio 2023. Lunedì scorso sono cominciate le operazioni di riesumazione per eseguire gli esami tecnici.
Le autopsie in corso
I primi cinque corpi sono stati già esaminati dai consulenti tecnici nominati dalla procura. Le altre autopsie proseguiranno nei prossimi giorni, fino al 5 maggio prossimo. Poi i medici legali avranno dai 60 ai 90 giorni per stilare le perizie e chiarire l’effettiva causa del decesso di questi degenti. In particolare ai consulenti viene chiesto di verificare se nei corpi riesumati ci sia Midazolan e in che concentrazione. Ma non solo: fare “ogni indagine necessaria” per chiarire il quadro investigativo. È questo il compito principale assegnato dalla pm Antonella Giampietruzzi di Foggia ai professionisti che dovranno capire se l’infermiere di 55 anni dell’Hospice di Terramaggiore, in provincia di Foggia, abbia ucciso volontariamente 16 degenti le cui salme hanno iniziato a essere riesumate due giorni fa.
“Accertino i consulenti tecnici – si legge nel verbale di conferimento visionato dall’AGI – esaminata la documentazione medico-sanitaria in atti, tenuto conto delle informazioni e degli elemento acquisiti per mezzo di esame autoptico e tossicologico, previo disseppellimento degli stessi, e in ogni altra indagine che si rendesse necessaria, presa visione degli atti contenuti nel fascicolo del pm, le ragioni medico-scientifiche, l’epoca, le cause e i mezzi che hanno provocato la morte”. E ancora: “Accertino i consulenti se nei campioni biologici prelevati vi sia la presenza di Midazolam e di suoi metaboliti; in caso di risposta affermativa ne indichi il consulente, ove possibile, la concentrazione sul campione biologico prelevato”.
I parenti non hanno mai avuto sospetti
“Caduti dalle nuvole”: è stata questa la prima reazione, secondo quanto riferito all’AGI dall’avvocato Mauro Valente che assiste dei parenti di una delle persone che, secondo l’ipotesi della Procura di Foggia, sarebbe stata uccisa da un infermiere attraverso la somministrazione di un farmaco nell’hospice di Torremaggiore.
“Nessuna denuncia da parte loro, hanno saputo del fatto dall’atto della Procura per il conferimento degli incarichi in vista della riesumazione. E nemmeno nessun sospetto – afferma -. Quando il loro congiunto è mancato dopo una lunga malattia non hanno notato nessuna anomalia. Era un malato terminale e sarebbe potuto succedere da un momento all’altro anzi da un certo punto di vista l’hanno vissuto quasi come una ‘liberazione’ per tutta la sofferenza che aveva provato”. Il legale considera che in tutto il suo percorso professionale “non ho mai sentito di 16 salme riesumate nell’ambito di un’inchiesta; questo significa che qualche elemento in mano la Procura ce lo deve avere anche per affrontare gli oneri economici che comportano le riesumazioni, una spesa che immagino almeno di centomila euro”.
Anche l’avvocato Raffaele Carone riferisce che i familiari della persona deceduta che assiste “non hanno presentato denuncia e nemmeno avevano avuto sospetti”. “Dopo la notizia dell’indagine – aggiunge – altri parenti di persone morte tra il novembre 2022 e il febbraio 2023 si sono presentati in studio per avere informazioni e capire se vada considerata la possibilità che sia successo qualcosa di simile a quello che viene ipotizzato essere successo per le parti offese indicate dalla Procura. Al momento però non sembrano emergere sospetti”. Nell’atto c’è elenco delle persone morte: molti anziani ma anche malati, purtroppo senza possibilità di guarigione, nate negli Sessanta, tra i quali una donna polacca.
Intanto la Asl di Foggia ha inviato una nota spiegando di aver avviato “tutte le procedure utili alla salvaguardia di pazienti e dipendenti. Siamo fiduciosi – dice ancora la nota della Asl – nell’operato della Magistratura alla quale, come di consueto, abbiamo offerto e offriamo la più completa disponibilità, anche al fine della ricerca della verità per il bene della collettività e delle famiglie coinvolte nel caso”.