di Alberto Zei
L’ andamento del conflitto in Ucraina lascia ogni giorno intravedere le varie soluzioni di inconcludenza che in nome della pace i vari personaggi politici invocano ignorando però che questa condizione deve essere raggiunta in accordo tra le parti.
Diversamente sarebbe una sorta di pace raggiunta unilateralmente, come avvenuto in tutte le guerre in cui una o più nazioni alleate hanno sconfitto la parte avversaria. La storia è sostanzialmente testimone della pace dettata dalle circostanze favorevoli alle forze vincenti.La prima e la seconda guerra mondiale possono condurre per mano gli increduli a rendersi conto qual è stata la sorte nella condizione della pace raggiunta in solo qualche giorno dalle nazioni vincenti.
Quale soluzione – È evidente che i critici della guerra in atto, fautori di una pace più o meno immediata non possono riferirsi ad una condizione di tal genere. Il fatto vero è che la pace pretesa con queste argomentazioni, può trovare solo attuazione attraverso l’inverosimile accettazione dell’Ucraina di deporre immediatamente le armi ed accettare le condizioni territoriali che la Russia impone. In questo senso però si deve dire che se fosse così facile, possibile, logica e accettabile una soluzione così concepita, si dovrebbe anche ammettere che di fronte a qualsiasi attacco armato per impadronirsi di qualcosa, sarebbe sufficiente accettare le pretese dell’ aggressore e tutto si concluderebbe immediatamente. D’altra parte, affacciarsi alla finestra gridando fasi a favore della pace e aggiungendo magari, per favore, è difficile pensare a qualcosa di diverso da un dire per dire. Un conto è infatti un auspicio o un desiderio o un’implorazione, altro è ottenere in modo razionale qualche effetto.Come sarebbe possibile ritenere senza ragioni di fortissimo interesse che una della parti in causa possa accettare le pretese dell’altra?Sarebbe come dire: i morti nel conflitto e in particolare quelli sul campo di battaglia mettiamoli da parte, soprassediamo alle distruzioni subite dopo oltre un anno di continui scontri, facciamo finta di niente e facciamo la pace. Questo potrebbe anche avvenire. Ma a quali condizioni territoriali?
Neppure per Elena – Ma come ritengono coloro che invocano la pace di risolvere il conflitto senza neppure ipotizzare le condizioni accettabili da entrambe le parti per arrivare al cessate il fuoco? Nessuna guerra è mai stata concepita per ragioni diverse dagli interessi delle parti in causa. Neppure la guerra di Troia avvenne per i begli occhi di Elena. Il conflitto nacque infatti, per ragioni di supremazia commerciale nel Peloponneso e finì, come tutti sappiamo, non con la restituzione di Elena ma con la distruzione di questa importante città. Anche la Russia intenderà annettersi parte del territorio ucraino tra cui per opportunità di vicinanza, gran parte se non tutta, la regione del Donbass. Il vero motivo però, non è quello della continuità dei propri confini ma un altro; un altro che supera il concetto ideologico della terra di appartenenza. Nel Donbass infatti, si trovano decine di migliaia di miniere di materiali di grande valore strategico industriale tra cui le ambite “terre rare”. Si può dire che se il Donbass dovesse valere anche soltanto ciò che possiede nel sottosuolo, si dovrebbe parlare diversi trilioni di dollari, ossia, milioni di miliardi di dollari. Questa è una delle ragioni per cui l’Ucraina rivendicherà certamente la territorialità occupata dalla Russia durante il conflitto, oltre la Crimea. Quindi la via della conciliazione una volta avviata in breve tempo si trasformerà in una dura salita. Per ottenere ancora prima della pace la sospensione delle azioni belliche, necessita dunque chi le due parti in conflitto accettino vantaggi e concessioni insieme, che coloro che invocano a gran voce la pace, non riescono però a esprimere.
Telesky intende combattere con il popolo ucraino fino allo stremo per riconquistare tutto il territorio occupato dalla Russia. La Russia certo non vorrà rinunciare alle regioni che ha conquistato con tutte le motivazioni politiche e storiche di facciata e quelle economiche sopra accennate, a sostegno della pretesa.
Lo stallo della situazione – Le due parti però fino adesso, non intendono recedere dai loro intendimenti e cioè dal portare avanti la situazione sempre meno reversibile in luogo di una pace nel breve o nel medio termine, in quanto non è nelle loro disponibilità immediate. Questo soprattutto perché ad un comportamento razionale basato sulle condizioni più favorevoli da un punto di vista reale, subentra il non indifferente processo psicologico della emotività nazionale che ha un valore forse ancora più grande del primo e del fortissimo interessa di non perdere o di impadronirsi di valori economici potenziali da capogiro. Di questo anche lo stesso Occidente si farà protagonista in quanto i minerali e gli elementi estraibili dalle miniere del Donbass, rappresentano un doppio valore strategico tra Est e Ovest. Perché doppio? Perché per lo scacchiere occidentale od orientale, alla stregua di una partita, sarebbe come vincere o perdere per 1 a 0: la differenza vale il doppio. Nel momento delle decisioni da prendere, nessuno come si suol dire, vorrà perdere la faccia, e non solo la faccia se volontariamente si arrivasse ad una condizioni di pace penalizzante. Più esplicitamente, la Russia non vorrà rinunciare alle proprie conquiste; l’Ucraina non potrà rinunciare ad una così forte mutilazione del proprio territorio. È vero che si tratta di un’ipotesi ma è pur sempre improntata ad una soluzione probabile, mentre le manifestazioni pacifiste senza il costrutto di una possibilità concreta per fermare il conflitto sono soltanto espressioni di propaganda politica verso l’una o l’altra parte oppure come spesso avviene, della retorica di piazza del “volemoce bene”.
Apertura per negoziare – Da un punto di vista militare se non è certo, è molto probabile che in questa primavera-estate vi sia una controffensiva ucraina destinata a rioccupare in parte il territorio perduto. In tali condizioni la territorialità conquistata dalla Russia rappresenta il valore della contesa e la prospettiva di un ritorno ucraino verso le proprie frontiere esprime anche se in modo ipotetico, una condizione che la Russia preferirà bloccare accettando la sospensione delle azioni militari prima di perdere gli attuali vantaggi territoriali. Ecco che la possibile soluzione del conflitto, tenuto conto anche del punto di vista emotivo, potrebbe essere accettato da entrambe le parti. Probabilmente avverrà alle seguenti condizioni: la Russia congela il conflitto nel punto in cui si trova con ulteriori ritocchi territoriali in favore dell’Ucraina. L’Ucraina accetterà al momento lo status quo a condizione che la Russia concordi di trovare nel breve termine la giusta soluzione politica alla territorialità ancora contesa. Questo potrà avvenire attraverso commissioni congiunte, con accordi a piccoli passi tra le parti, osservatori stranieri indipendenti ed altro ancora a garanzia formale che i nuovi confini territoriali siano a carattere provvisorio, accettando sine qua non, anche l’ impunibilità degli eccessi tra i belligeranti. E’ vero che una condizione così concepita nella realtà del breve termine si trasformerà in una “soluzione provvisoria a carattere permanente”. Ma questa, a fronte del rischio di una guerra intercontinentale in cui anche la Cina avrebbe qualcosa da rivendicare, sarebbe la conclusione meno sfavorevole e molto probabilmente, la sarà.