AGI – Dall’Europa meridionale al Nord Africa, tutti i Paesi affacciati sul Mediterraneo stanno bruciando e sono in lotta per spegnere devastanti incendi alimentati da venti forti e irregolari oltre che da temperature record, con una nuova ondata di caldo tra 45 e 50 gradi, causando ingenti danni al turismo estivo.
Grecia
La Grecia registra ancora temperature molto elevate, in quella che viene presentata come “una nuova ondata di caldo che non darà tregua”, mentre le autorità sono impegnate sul fronte degli incendi nelle isole turistiche di Rodi, Corfù e Eubea (Evia), dove da giorni i turisti sono in fuga dagli incendi boschivi.
Secondo l’ente meteorologico nazionale EMY, oggi nella capitale Atene la colonnina di mercurio dovrebbe salire a 41 gradi Celsius e raggiungere i 44 gradi nella Grecia centrale. Gli incendi proseguono per l’ottavo giorno consecutivo, motivo per cui nel suo accorato messaggio di ieri in Parlamento, il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha dichiarato che “siamo in guerra” con le fiamme, avvertendo che “per le prossime settimane dobbiamo essere in costante allerta”.
Mitsotakis: “La crisi climatica è già qui”
Nel suo intervento Mitsotakis si è impegnato a “ricostruire ciò che abbiamo perso, risarcire chi è stato ferito. La nostra priorità sarà sempre la vita umana”, valutando che “la crisi climatica è già qui, si manifesterà ovunque nel Mediterraneo con maggiori disastri”.
In tutta la Grecia sono ancora accesi 82 incendi, 64 dei quali sono iniziati domenica, il giorno più caldo dall’inizio dell’estate 2023, mentre negli ultimi 12 giorni, secondo il bilancio diffuso da Vassilis Kikilias, ministro della Protezione civile greco, le squadre hanno combattuto oltre 500 incendi in tutta la nazione.
I turisti evacuati da Rodi
I funzionari hanno annunciato che la minaccia di ulteriori incendi boschivi è alta in quasi tutte le regioni del Paese, in “allarme rosso”. Ieri sull’isola di Rodi i tour operator hanno organizzato un’evacuazione di massa, riportando a casa quasi altri 1.500 vacanzieri a causa degli incendi, la cui minaccia è altissima in tutte le regioni del Paese e finora sono stati evacuati 19 mila turisti, di cui molti britannici.
Più di 260 vigili del fuoco stanno ancora combattendo le fiamme, supportati da due elicotteri e due aerei. Per ora sono garantiti i collegamenti aerei con l’isola di Rodi, come confermato dai vertici della compagnia low cost Ryanair, precisando che gli incendi sono localizzati nel Sud, mentre l’aeroporto e la maggior parte dei resort si trovano nel Nord.
EasyJet permette ai viaggiatori di cambiare la data del proprio volo mentre alcune compagnie hanno sospeso la tratta per qualche giorno. Gli incendi sono divampati anche sulla seconda isola più grande della Grecia, Evia, dove le autorità greche della protezione civile hanno emesso un ordine di evacuazione notturna in una località del Nord.
Stesse scene dall’isola di Corfù, dove nelle ultime 24 ore sono state evacuate quasi 2.500 persone, e nella regione settentrionale del Peloponneso, dove nel fine settimana a Gythio la colonnina di mercurio ha toccato i 46,4 C, senza però raggiungere la temperatura più alta mai registrata a livello nazionale di 48 gradi.
Questi incendi, alimentati da venti violenti oltre che da temperature altissime, stanno flagellando altri Paesi affacciati sul Mediterraneo, un’area del globo particolarmente esposta al cambiamento climatico e che si sta riscaldando ad un ritmo più sostenuto rispetto ad altre regioni.
Algeria
In Algeria 34 persone, tra cui 10 soldati, sono già state uccise da incendi boschivi nelle regioni montuose di Bejaia e Bouira. Circa 8 mila vigili del fuoco hanno cercato di tenere sotto controllo le fiamme, mentre 1.500 persone sono state evacuate.
“I servizi di protezione civile rimangono mobilitati fino a quando gli incendi non saranno completamente spenti” ha dichiarato il ministero dell’Interno algerino, riferendo che sono in corso operazioni per spegnere gli incendi in sei province, chiedendo alla gente di “evitare le zone colpite dagli incendi” e di segnalare nuovi roghi ai numeri verdi.
Cinque prefetture orientali – Jijel, Skikda, Annaba, El Tarf e Guelma – sono state poste in “vigilanza arancione”. D’estate in Algeria gli incendi divampano frequentemente nelle foreste e nei campi, ma quest’anno sono stati esacerbati da un’ondata di caldo che ha battuto i record di temperatura in diversi paesi del Mediterraneo.
Tunisia
Mentre in altri paesi nordafricani, come il Marocco e la Libia, le temperature sono relativamente normali rispetto alle medie annuali, anche la Tunisia è colpita dalla stessa ondata di caldo eccessivo.
Nelle ultime ore la temperatura si è avvicinata ai 50 gradi e la società energetica statale STEG ha annunciato interruzioni di corrente previste tra 30 minuti e un’ora nel tentativo di preservare le prestazioni della rete elettrica. Diversi Paesi del Nord Africa flagellati dai picchi di temperature sono anche toccati dalla mancanza di acqua, che dura da settimane.
Cipro
Anche a Cipro c’è una situazione di caldo anomala, che si protrae da giorni e, secondo le autorità, è la più lunga nella storia recente: temperature a una media di 40 gradi centigradi o sopra. Per fortuna invece i pompieri sono riusciti a mettere sotto controllo un incendio che ha bruciato 20 ettari di foresta.
Italia e Spagna
In Sicilia, l’aeroporto di Palermo è stato costretto a chiudere per alcune ore in mattinata mentre i vigili del fuoco hanno combattuto un incendio nel suo perimetro. Nella nuova ondata di caldo che sta colpendo diverse aree dell’Europa meridionale, in alcune parti dell’isola siciliana le temperature sono salite a 47,6 C. Nel contempo 30 squadre di vigili del fuoco stanno lottando contro gli incendi nella città orientale di Messina.
La scorsa settimana, sull’isola spagnola di La Palma, nelle Isole Canarie (Sud-Ovest), più di 4.500 ettari sono stati bruciati in poche ore, provocando l’evacuazione di 2.500 abitanti.
La crisi climatica sta sovraccaricando le condizioni meteorologiche estreme in tutto il mondo, portando a disastri più frequenti e più mortali, dalle ondate di caldo alle inondazioni passando per gli incendi. Gli scienziati classificano la regione mediterranea come un “punto caldo” della crisi climatica: il gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici avverte di ulteriori ondate di caldo, fallimenti dei raccolti, siccità, innalzamento dei mari e afflussi di specie invasive.
Infine la crisi climatica causata dall’uomo ha aumentato la stagione degli incendi in media di circa due settimane in tutto il mondo ed è responsabile di una maggiore probabilità di incendi e di aree bruciate più grandi nell’Europa meridionale.