Non è una novità negli States. Non è un assurdo che la classe politica di un paese possa essere demolita da inchieste giudiziarie. Se evidenziano malefatte sono il segnale di un sistema democratico che funziona. Tutto vero, tutto giusto. Ma il timore – puramente ipotetico – consiste invece nel fatto che la magistratura ordinaria possa porsi come continuazione della lotta politica con altri mezzi, fino a costituire una sorta di vero e proprio partito politico. Sull’Italia non c’è bisogno di fare esempi. In Israele, sempre avanti, si è arrivati “a mali estremi estremi rimedi”. Si è tolto alla massima gerarchia giudiziaria il potere di incriminare la classe politica senza il suo consenso. Negli Stati Uniti dopo un batti e ribatti l’ex presidente Trump si trova incriminato. E va detto anche che il suo comportamento e le sue dichiarazioni costanti non hanno dato di lui l’immagine di un uomo commendevole tanto da far fugare, pur come solo indizio comportamentale, ogni dubbio.
L’incriminazione è stata pubblicata dalla Cnn: secondo il gran giurì federale avrebbe tentato di rovesciare l’esito delle elezioni presidenziali americane del 2020
L’accusa non sbalordisce. L’incriminazione sì. Con operazione di elevazione del dubbio a metodo e con il tatticistico sistema della pacificazione sociale si era pensato di mettere una pietra sopra, dopo tre anni. Così, pare, non essere. A fare le indagini il consulente speciale Jack Smith. Ma l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e le dichiarazioni di volersi ricandidare si ritiene abbiano dato un viatico alla criminalizzazione di Trump, indifferentemente dal grado e livello di responsabilità che l’ex presidente abbia effettivamente avuto.
I capi di accusa sono: cospirazione per frodare gli Stati Uniti, cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale – gli ultimi due in ordine di tempo: oramai Trump è un habitué delle incriminazioni. A giugno era stato accusato, sempre da Smith, nell’inchiesta sui documenti riservati, tre mesi prima il gran giurì di Manhattan il crimine è frode commerciale.
Ma la confusione è ancora molta sotto quel cielo. Infatti il New York Times parla di incriminazioni del tipo frode elettorale, manovre con le schede elettorali. E poi pesa l’accusa di evasione delle tasse che poi è quella di maggior peso nell’ideologia americana.
Nonostante l’incriminazione annunciata, ma solo da parte di alcuni organi di informazione molto importante, l’alea dell’incertezza è sovrana sulle elezioni del 2024. A un candidato debolissimo dei democratici poteva proporsi un candidato forte dei repubblicani. Ma entrambi per questioni di opportunità potrebbero perdere questa nuova chance di essere presidenti.
Tutto questo è quanto si dà a sapere attualmente. Quel che non si vuole affrontare invece è il rapporto tra i due poteri, esecutivo e giudiziario, che non possono fermarsi alle belle petizioni di principio di Montesquieu.