Da anni e per tutto il secondo dopoguerra la Cgil ci ha abituati a questo rituale della manifestazione a piazza San Giovanni a Roma per protestare contro le politiche del governo. Tipica. Rituale. Prevedibile. Come la manifestazione del Primo Maggio che è diventata un concertone antigovernativo, anch’essa.
Il danno non è solo per chi abita nei pressi che si vede scippato dell’agibilità nelle vicinanze della sua abitazione, ma di ogni cittadino democratico che avrebbe diritto di percepire un sindacato costantemente monitorato sui problemi del lavoro e teso, sempre e solo, a difendere condizioni e retribuzioni a qualsiasi costo, contro qualsiasi avversario – sia questo il datore di lavoro, sia questo il governo della repubblica, ma qualsiasi governo.
Sul refrain che conosciamo la Cgil chiama a rassegna un po’ tutti sottoponendo alla prova muscolare sempre più faticosa di riempire la piazza. Ma una bella giornatina a Roma la fanno un po’ tutti. E con l’occasione, magari, si vede anche qualche museo a gratis.
Ma il motivo conduttore è quello dell’aumento delle pensioni. Giustissimo. Ma con quali soldi? L’abbassamento dell’età pensionabile per farlo tornare come era. Impossibile. Ma ribadirlo non fa male a nessuno. Riprendere il reddito di cittadinanza ignominiosamente cancellato da questo governo. Ma non era una vittoria dei Cinque Stelle difesa solo da loro e avversata dagli altri? Riattivare anche il Bonus del 110% Sì. Proprio quello che ha creato sconquassi ai conti pubblici. Tagliare il cuneo fiscale. Facile a dirlo difficile a farlo. Aumentare gli stipendi. E chi non lo vuole? Anche se l’economista direbbe che in una fase come questa non fa altro che incentivare la spinta inflattiva. E via la discussione di sempre. Scimmiottare Santoro ribadendo: “pace, pace, pace per l’Ucraina”. E chi non lo vorrebbe? Ma sul da fare per arrivarci! E’ tutto lì il dilemma. E poi l’argomento preferito contro il Job Act. L’esempio tipico per cui il riformismo italiano ha fatto il lavoro sporco per i grandi agenti del capitalismo, cosa che un governo di destra non avrebbe avuto il coraggio e la modalità di fare proprio perché avversato dalla forza d’urto sindacale ‘incomprensibilmente’ affievolita in età di governo del centrosinistra.
Solito elenco di problemi veri, sulla pelle dei lavoratori. Ma che non trovano soluzioni con l’indizione di una manifestazione di sabato, buona per una gitarella romana non per affrontare problemi annosi quali il dove andare a prendere i soldi viste le risorse sempre più insufficienti per la Sanità, vista l’impossibilità di tenere in piedi il Welfare, vista la precarietà del lavoro divenuta per necessità sempre più normalità.
Qual è stata l’azione di preveggenza del sindacato? Se veramente vogliono porsi in modo autorevole, non come semplice organo che contende a nome dei lavoratori sulle scelte nei posti di lavoro bensì un faro indicativo sulle prospettive di governo, perché hanno accettato l’inaccettabile per Stellantis? In nome di qualche anno in più era giusto accettare lo smantellamento graduale come sta avvenendo? Sulla questione l’’invettiva pubblica di Carlo Calenda non può liquidarsi nelle sedi legali. E in piazza dire le solite frasi retoriche.
E nel frattempo per i cittadini romani che debbono passare per San Giovanni il problema di eludere questo intoppo stradale. Ma è la preoccupazione di chi lavora e ha perso il senso di solidarietà per chi non lavora. Ma questo ultimo non sta in piazza. Deve andare a cercarselo, il lavoro. E il sindacato non lo aiuta.