Sgomento per Israele che non ha saputo capire l’attacco quando era in preparazione e quindi non è riuscito ad anticiparne le mosse. Ma su quello che potrebbe apparire un dettaglio si fa tanta letteratura popolare nei commenti di ogni dove. Come a dire che questo attacco poteva essere evitato ma è stato semplicemente sottovalutato nei suoi effetti più disastrosi: più di trecento morti e un migliaio di feriti.
Il mondo condanna l’attacco di Hamas ad Israele e sostiene il diritto di questi ultimi di difendersi da questi attacchi terroristici. Questo non si capisce cosa significherà a livello effettivo. Certo che la controparte farà altrettanto con le alleanze portate dietro dall’Iran e dai paesi arabi sui quali si congettura un sostegno a distanza.
Mentre il resto del mondo si orienta sul sistema di alleanze, simpatie e autentici sostegni militari, nel territorio israeliano si teme per la presunta presenza di due cellule di Hamas dormienti. Potrebbero entrare in azione in ogni momento a far innalzare l’escalation tra i due blocchi. Decisivo sarà il comportamento dell’esercito israeliano che dovrà capire qual è la strategia opportuna: se entrare nella striscia di Gaza oppure se orientarsi su un altro obiettivo ancora più nevralgico. Secondo un report di cui dà notizia l’Ansa “l’invasione di alcune zone della Striscia da parte di Tel Aviv è scontata”. Ma in questo tipo di guerre le operazioni meno prevedibili sono quelle meglio riuscite.
Hamas ha un’arma di ricatto: sono ostaggi israeliani imprigionati nei tunnel della Striscia. Con iattanza Hamas fa sapere di avere il coltello per il manico. Attraverso un suo portavoce delle Brigate al Qassam fa dire: “I nostri combattenti stanno ancora attaccando obiettivi nei nostri Territori occupati, siamo riusciti a sostituire i combattenti sul campo di battaglia con nuovi combattenti e siamo riusciti a fornire rifornimenti a coloro che stanno ancora combattendo”. E chiama alla rivoluzione di popolo. In questo modo evidenzia però di essere solo un esercito, pur molto ben organizzato. Ha detto infatti: “chiediamo a tutto il nostro popolo – ha aggiunto – di prendere parte a questa importante battaglia”.
E insieme al conteggio dei morti sul piano internazionale partono le stime sul peso specifico degli aggressori. Sicuramente quelli di Hamas non sono da soli ma sapere esattamente chi li sostiene e quanto intendano portare avanti il loro sostegno. È quanto si chiedono le autorità militari nel resto del mondo cercando di capire il tipo di sostegno che potranno dare ad Israele.
Non siamo ancora nella tipologia ucraina in cui il paese chiede sostegno sostanziale al resto del mondo libero. Ma potremmo andarci vicino molto presto se le proporzioni dei sostenitori dall’altra parte, dovessero contarsi in gran quantità. Di certo, non è aria per arrivare a miti consigli. Ma è anche vero che per le grandi potenze mondiali ritenutesi sempre all’altezza di controllare il livello di scontro nel mondo fino a determinarlo, due guerre di queste proporzioni potrebbero essere veramente troppe. E per di più, fuori controllo.