Il paese-emblema della parità di genere sciopera per migliorare il primato sul mondo. A Reykjavik oggi si organizzata una manifestazione per abbattere ulteriormente il gender pay gap. Consiste nella diversità di trattamento economico nelle mansioni lavorative tra uomini e donna. E non serve dire che in Islanda sul problema si sta meglio che da altre parti nel mondo. Secondo le donne islandesi promotrici dello sciopero c’è sempre modo per migliorare e arrivare a fissare una uguaglianza perfetta. La manifestazione tocca, chiaramente, anche i temi della violenza sessuale e di genere. Il corteo è sostenuto anche dal capo del governo, Katrín Jakobsdóttir, una donna. (Ha perfettamente vestito i panni dell’uomo dando solidarietà formale ma nessun atto convincente che abbia potuto scongiurare il corteo grazie al totale abbattimento della differenza di genere nelle retribuzioni).
World Economic Forum riporta che l’Islanda è il paese più vicino al raggiungimento della cosiddetta parità di genere. Ma secondo le contestazioni di oggi si rilevano, invece, il divario resta al ventuno per cento tra uomini e donne. Nonostante ci sia una legge approvata nel 2’017 per chi ogni attività deve riconoscere pari stipendio a parità di mansioni. Nella manifestazione si chiede di esibire i dati delle attività in cui le donne sono la maggioranza. Ebbene, queste retribuzioni sarebbero più basse se paragonate ad altre in altri settori. L’esempio tipico sono le ditte di pulizie che si avvalgono di lavoro sottopagato, rispetto ai livelli contributivi necessari per una vita decente e paragonabili ad altri settori sui quali si può fare il parallelo.