I numeri sono numeri. Non si discutono. È il dogma dei nostri tempi. E quando sono quelli di grandi istituti di ricerca a darli, l’esercizio dialettico che si può fare consiste solo nel raffrontarli ad altri numeri.
Succede allora che l’Istat pubblichi i dati sui consumi e sulla crescita e ne deduca che in Italia ci sono più poveri. Si badi bene! Non che siamo tutti più poveri! Quello non serviva l’Istat a decretarlo. Proprio il fatto che in Italia ci sono più poveri. (Noi lo abbiamo sinteticamente riportato precedentemente).
Dati e numeri conseguenti che attestano questa deduzione, quindi irrefutabile se prodotta dall’Istat, sono relativi all’anno 2022. Si giustifica la maggiore povertà dall’abbattimento dei consumi nei generi di largo uso e di normale consumo. E questo è dovuto all’inflazione. Fin qui non ci fa una grinza. Ed è anzi fin troppo ovvio il fatto che aumentando i prezzi le famiglie facciano alcuni tagli sulla spesa per cui si rilevi un abbassamento dei consumi. Non si deduce però l’aumento della povertà. Tanto più che andando a guardare altri dati si assiste a un aumento dell’occupazione. Infatti, sempre nel 2022, “il numero di occupati a dicembre 2022 supera quello di dicembre 2021 dell’1,5% (+334mila unità)”. Come è possibile che aumenta la povertà e in contempo aumentano anche gli occupati? La nuova occupazione può anche avvenire in condizioni da capestro ma è sempre meglio un occupato a condizioni di sussistenza che un non-occupato senza reddito. Non è questa la riprova che i dati non riescono a dare un quadro della situazione? In questo caso infatti il numero di disoccupati che precedentemente si registrava non dava il quadro della vera occupazione perché non rendeva il panorama degli occupati irregolari. Se fosse vero avremmo un quadro della improbabilità dei dati elargiti sic et simpliciter e con altrettanta facilità spiegati dai cosiddetti esperti.
Ma volendo ammettere che invece questi numeri rappresentano la realtà così com’è, non si capisce il maggior numero di povertà, nel 2022, dimostrato dal dato dell’inflazione. Si diventa poveri perché si perde il lavoro o vengono meno alcune condizioni materiali di esistenza reale. Non perché aumentano i prezzi!
Ma anche fosse effettivamente così, si potrebbe ricordare che nell’anno in discussione (quello passato) a governare era Mario Draghi. Il centrodestra ha iniziato a governare dal 25 settembre di quello stesso anno.
Quindi a determinare questa condizione di gravame sulla vita delle persone sarebbero state una serie di condizioni, quali la pandemia e la chiusura generale in risposta al fenomeno pandemico – giusta o sbagliata che sia stata. Le cause della nuova povertà sono da riferirsi a queste condizioni, altro che inflazione!
Ma in finale c’è anche la consolazione. Sempre per i dati del 2022 la povertà assoluta, quella che percepiamo nelle strade, quella dell’indigenza vera e propria, è diminuita. Ci sono meno poveri. Il merito in questo caso è da attribuire ai bonus, sempre secondo l’Istat. Gli aiuti sui costi dell’energia elettrica e forse anche il reddito di cittadinanza avrebbero aiutato i poveri in canna. Solo che quest’ultimo non è citato. E chi è in condizioni miserrime dei bonus sui costi per l’energia ci fa ben poco. Quasi sempre ha i contatti per la luce staccata.
Grazie sempre, Istat! Le tue notizie sono sempre illuminanti. A riveder le stelle!