22 novembre 1963. Fu eletto presidente degli Stati Uniti grazie ai favori accordati dal media televisivo. Lo stesso strumento di comunicazione di massa dette in diretta la sua messa morte a Dallas mentre sull’auto presidenziale scorreva nelle strade della città del Texas.
I due fatti sono sufficienti per decretare al quarantaseienne bello, ricco, arguto e democratico l’aura di personaggio epocale. Portata a leggenda anche la sua impresa militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Enfatizzata la sua vittoria politica, come fosse un’elezione del destino. Perdonato e invidiato per le fughe erotiche, messe sotto silenzio al tempo ma poi decisive a costruirne il mito, John Fitzgerald Kennedy nell’immaginario generale è passato come una sorta di Uomo del Destino. Il predestinato di cui la Storia aveva necessità – essendo in fase di restaurazione mondiale dopo le riparazioni necessaria da Seconda Guerra Mondiale – aveva però diversi vizi di forma sui quali le versioni non si sono mai accanite. L’ascesa politica fu l’espressione della volontà del padre miliardario e autoritario che in verità avrebbe preferito il fratello maggiore compianto eroe di guerra. Le scappatelle erano da una donna che si è rilevata eccezionale, che lo ispirò in un suo articolo che gli valse il Pulitzer nel 1957 sui presidenti americani e che senza di lui trovò i favori di tanta stampa mondiale. La morte in diretta probabilmente il risultato di una congiura in un sistema in cui un presidente così irrequieto doveva apparire pericoloso e destabilizzante, essendo in atto la competizione fondamentale per la sopravvivenza di uno dei due modelli nel mondo: capitalismo o comunismo. Anche le sue frasi che coglievano l’immaginario popolare pare fossero elaborazione dei suoi spin doctor.
Nel famoso scontro dialettico con Nixon ebbe la meglio davanti alle televisioni, ma in radio il pubblico tributò il suo favore al Richard che più di dieci anni dopo fu protagonista dello scandalo Watergate. Nixon, era molto più avvezzo alla politica, ne conosceva meglio i segreti e nell’argomentare questo emergeva. Solo che davanti ai teleschermi il bel volto di Kennedy dovette incontrare il favore dell’elettorato.
Come presidente, rischiò di farsi saltare in mano la rivoluzione cubana con l’invio di missili dell’Unione Sovietica proprio sotto casa degli States. Col senno di poi probabilmente neanche al rivoluzionario sui generis Fidel Castro sarebbe andato giù l’idea di avere i missili russi e con loro il controllo del paese più imperialista del mondo. Ma anche l’Unione Sovietica doveva ritenere quella dislocazione di armi troppo remota e in un campo militare vastissimo e poco amico. Si disse allora che l’intermediazione di John Kennedy evitò la “terza guerra mondiale”. Ma, sempre col senno di poi, nessuno aveva voglia di perdere un capello per le inquietudini di Cuba.
Eppure ancora oggi John Kennedy è annoverato come uno dei presidenti più amati nella Storia degli Stati Uniti d’America. Motivi sostanziali che legano il nome di Kennedy alla Storia debbono intravedersi molto più nel cambiamento di metodi di governo dell’Economia mondiale. È il così chiamato Kennedy Round. Qui furono introdotte, per la prima volta, nel 1962, misure antidumping– Il commercio internazionale conobbe delle misure di controllo e mitigazione nell’anarchia dei prezzi, superando le tradizionali riduzioni dei dazi. Destò un cambiamento di mentalità. Il commercio internazionale veniva ri-definito. I paesi che vi partecipavano non erano più ventisei, come era fino al 1961. Arrivavano a sessantadue. Fu introdotto lo US Trade Expansion Act. Gli USA negoziarono la riduzione dei dazi al 50%.
Ma di tutto questo sarà sempre difficile capire quanto il mondo deve esser grato a Kennedy, quanto invece non sia stata l’espressione del segno nei tempi. Ma del resto quando non è così?