Elon Musk con Benjamin Netanyahu visitano i kibbutz che il 7 ottobre sono stati fatti oggetto di autentica strage terroristica. È successo oggi 27 novembre durante la tregua che i due eserciti di Israele e Hamas si sono concessi come misura di scambio per il rilascio di alcuni ostaggi israeliano in mano all’esercito di Hamas.
La visita sorprende ma non meraviglia. Elon Mask era stato fatto oggetto di accuse di antisemitismo perché il suo network X (già twitter) aveva ospitato dei twitt antisemiti e lo stesso miliardario era stato accusato di approvarli e incoraggiarli, accusa che Musk aveva rigettato immediatamente. Ora per dare ulteriore dimostrazione almeno del suo distacco, ha visitato i luoghi dello sterminio. Là dove tutto si è scatenato.
D’altra parte è stato stimato che Mask potrebbe calare i suoi introiti pubblicitari per settantacinque milioni proprio a causa del sospetto di simpatie antisemite. (A dare queste notizie è il New York Times che fa fede su ricerche analitiche tra i documenti della società).
Chiaramente nessuno può giurare dove penda la propensione ideologica di Musk, per certo il portafoglio è l’oggetto che meglio lo tutela dal cuore. Sempre Mask in un tweet pare che abbia dato corda alla tesi per cui ci sia un complotto antisemita.
New York Time riporta che oltre cento brand e altrettanti inserzionisti abbiano disimpegnato i loro investimenti verso il colosso mediatico rilanciato da Musk. Secondo Media Matters (organismo di controllo dei media in Usa) ad alcuni annunci pubblicitari sul social appaiono vicino contenuti antisemiti. Musk allora è entrato in autotutela denunciando legalmente l’amministrazione interna del Social. Tra i ritiri di pubblicità più clamorosi ci sono Ibm, Apple e Disney. Anche Airbnb avrebbe fermato circa un milione di dollari volti all’indirizzo di X. Tra gli autosospesi dalla sottoscrizione del colosso nel web ci sono altri due mastodonti: Uber e Coca-Cola.
Ce n’è abbastanza per chiedere scusa e tornare sui propri passi. Ma i rappresentanti legali del miliardario hanno addotto come controdeduzione dei dati il fatto che gli elementi esaminati dal New York Times sono vecchi e non sono più buoni perché facevano parte di un’analisi in cui si prospettavano i rischi. (L’argomentazione però appare ancor più autolesionista in quanto si profila l’ipotesi di un rischio ponderato e addirittura prospettato come proiezione di dati). Sempre gli azzeccarbugli di Musk hanno detto che le entrate a rischio sono appena undici milioni. Bazzecole!