Con centodiciannove voti al primo turno vince la capitale saudita. Restano deluse le velleità italiane che speravano nelle manovre politicistiche del ballottaggio. Roma non ce l’ha fatta. Punto! Fa il terzo posto su tre arrivate in finale. Ha preso diciassette voti, la seconda classificata, Busan, ne ha presi ventinove. Diciamo che non c’è stata storia. Su centottantadue voti totali le performance delle contendenti sono state veramente miserevoli. Diciamocelo.
Suonano ridicole per le risultanze ottenute le parole chiave della campagna elettorale che ha sortito risultati risibili. “Scegli Roma, portiamo la storia nel futuro!” aveva detto Giorgia Meloni. Se questo è il risultato dell’ascendente del Bel Paese del mondo c’è da ritirarsi ab aeterno. Pallida la figura del sindaco Roberto Gualtieri. Oscuro il ministro dello Sport, Andrea Abodi (perché il ministro dello sport? Mica erano le Olimpiadi. Non è che hanno sbagliato competizione? Oppure non avevano capito bene a Palazzo Chigi?). Improbabile come testimonial Sabrina Impacciatore. Totalmente sconosciuta al mondo. Se non è stata schierato un volto veramente mondiale come Monica Bellucci era il segno chiaro che c’era chiara consapevolezza della disfatta sicura. Tra le testimonial, anche l’olimpionica Bebe Vio, e l’ambasciatrice Unicef Trudy Styler. Del resto la magra consolazione sta nel dire che l’opzione italiana non poteva spuntarla la seconda volta a distanza di quindici anni. Se è vero però non si capisce il perché della candidatura. Si deve rilevare anche il fatto che mentre per Milano 2015 l’intero sistema paese ha fatto quadrato altrettanto non si è visto per Roma. Ma più precisamente è stata l’Europa a non aver fatto squadra attorno all’Eterna. Più di tutti i francesi che sono andati coi vincenti e proprio loro hanno la sede decisionale in casa, a Parigi. Inutile dire quanto avrebbe portato. Sono sempre proiezioni ipotetiche e spesso si traducono in un ridimensionamento delle aspettative. Ma solo per la cronaca e la completezza, secondo gli organizzatori si prevedeva un giro pari a cinquanta miliardi pari al tre per cento del Pil. Si farà finta di niente. La vita è questo. Si deve andare avanti. Ma qualcuno questa sconfitta dovrà intestarsela così come si sarebbe fatto a gara nel designare i meriti di chi avrebbe goduto dei benefici maggiori nella vittoria.
Il comune di Roma nella presenza del sindaco in persona ha mostrato lo scarso appeal come capacità di marketing internazionale. Ma negli ultimi mesi, va detto, la Regione Lazio aveva preso le redini della campagna di sensibilizzazione. E certo Francesco Rocca è un volto e un nome che nel mondo non dice niente. Dice pochino anche Giorgia Meloni. E in definitiva, a parte la dichiarazione altisonante a cui prima si accennava, non ha mai detto alcunché sul tema.
La grande occasione sarebbe stata anche quella di rafforzare l’impegno per realizzare infrastrutture in preparazione del Giubileo. Il 2025 è alle porte. Molte opere non saranno ultimate. L’obiettivo di Expo poteva aggiungere altro propellente. Così non è stato. E forse, a guardar bene, la motivazione del Giubileo è stata controproducente. Roma è un evento in sé. Ha occasione ritualmente di accogliere turismo e sapere da tutto il mondo. Un grande evento permanente come Expo sarebbe sovrabbondante. Rischierebbe di essere soffocato dalla location come Roma. Ed anche questo è consolatorio. Ma qualche discorso bisogna pur farselo, nella direzione di andare avanti. Sempre.