L’Italia è il paese dove si può parlare criticamente di tutto e spesso a sproposito. Tranne che del Presidente della repubblica. Non si capisce donde derivi questo senso della lesa maestà, se Il Presidente sia il transfert del re di cui si sente in fondo nostalgia, sta di fatto che esiste il reato di vilipendio della figura del presidente della repubblica, chiunque esso sia.
Quindi tornando al controsenso di prima, uno può criticare il Papa, i deputati chiamati a rappresentare il paese in sede legislativa, i medici, i giornalisti, degli agricoltori … (questi ultimi sono presenti come recondita vocazione anche quando si professano altri mestieri) ma non si può “parlar male” del Presidente della repubblica.
(La scelta del maiuscolo alla parola “presidente” è d’obbligo perché si riferisce necessariamente a una persona in carne ed ossa, quindi si pone come pronome di un nome e cognome che varia negli anni. Non si tratta di un maiuscolo di rispetto, pratica che è da evitare).
Così è, in Italia. Prendiamone atto. Succede così che una signora ben avanti di età partecipi a una manifestazione pro-Palestina e si trovi a tu per tu con lo sbarramento posto dai carabinieri in uniforme da ordine pubblico. Succede sabato, a Milano. Franca Caffa, manifestante novantaquattrenne, fa alcune considerazioni e il carabiniere si prende la libertà di risponderne. Un dialogo breve. L’anziana manifestante gli parla del discorso pronunciato dal Presidente della repubblica e lui risponde che non riconosce questa figura perché non l’ha eletta. Il breve batti e risposta è stato pubblicato su Instagram, quindi ha fatto il giro di tutti gli smartphone.
È stata quindi aperta l’indagine su questo imbarazzante caso per i carabinieri. Ma il nodo del contendere non sta nella inopportunità del carabiniere che risponde alla manifestante, come se fosse in una sede di scambi di opinioni personali. Lì il carabiniere ha una difesa ed è andato a tutelare l’ordine pubblico. Ogni deroga con scambio di idee è un errore perché potrebbe istigare a risposte polemiche, quindi tensioni.
Ma no! Si cerca l’identità del carabiniere e pare sia stato trovato. Ha detto di non riconoscere il Presidente della repubblica! E in questo mondo di approssimazione, secondo le agenzie, pare (sempre) che il militare sia stato trasferito in un ruolo non operativo. (E anche qui non si capisce: se si ritiene grave questo reato di opinione è grave in qualsiasi funzione lui svolga).
E’ reo per aver detto: “non riconosco il presidente Mattarella, non l’ho votato. Non è il mio presidente”. Si può parlare di ignoranza istituzionale o di mancanza di connessione significazionale tra modalità funzionali e gerarchie che debbono regolarle: neanche un magistrato non è stato eletto, ma la sua sentenza vale lo stesso, sarebbe comico se un malvivente dicesse di non riconoscere la sentenza e la pena inflitta perché lui non ha eletto il magistrato. Ma lo stesso si potrebbe dire dello stesso governo, in Italia, che non è eletto dal cittadino ma da quelli che lui ha eletto. (…).
Si dice quindi che si ipotizza il reato di “offesa all’onore o al prestigio del presidente della Repubblica”. A difesa del carabiniere c’è da opporre che non si parlava della persona attualmente impegnata a rivestire il ruolo di massimo rappresentante dello Stato. Ed è col dileggio alla persona che si infanga la sua massima rappresentanza, quindi tutto lo Stato. Il carabiniere ha inteso solamente affermare che qualsiasi sia il Presidente, secondo il suo sentire, non dovrebbe essere insignito di tanta onorificenza perché non eletto dal popolo. Opinione estemporanea! Risibile! Ma se le misure di interdizione dalla sua attività fossero interdette dovremmo pensare che in Italia c’è un vincolo alla libertà di pensiero e alla libertà di esprimerlo (che sono ancora due dimensioni distinte).
Buona notte! (Delle libertà)