La prima elezione di Donald Trump gettò nello sconcerto la parte progressista del paese. Ma nel resto d’Europa non era poi così diverso. Quello ritenuto un fenomeno tipico del folclore statunitense saliva al massimo scranno della Casa Bianca e tutti ne temevano le ripercussioni. Effetti paventati, poi non avvenuti. Non c’è stato lo strangolamento dello stato sociale paventato nelle misure in cui è stato detto, non ci sono stati nuovi conflitti o il rilancio di quelli presenti.
Oggi che dopo un passaggio con due nuovi conflitti, in Ucraina e in Medio Oriente, Joe Biden coi suoi svarioni pare prepararsi a cedere il passo al precedente inquilino. E questo sarebbe veramente imprevedibile.
Non solo per la rielezione di un ex dopo una fase di vuoto determinata da una sconfitta elettorale, ma anche dopo una miriade di procedimenti giudiziari a suo carico, ultimo e più grave dei quali l’attentato al cuore dello Stato a Capitol Hill.
Al momento Trump viaggia col vantaggio di quattordici vittorio in quindici Stati alle primarie. Praticamente non c’è stata partita con Nikki Haley che ora per ritorsione potrebbe solo scegliere di dare indicazione al voto del suo antagonista. Ma appare improbabile, il personaggio non richiama, e poi in America non avviene come in Italia. Lì i confini sono segnati, anche se a volte elastici perché determinati dalle leadership espresse. Se sei repubblicano resti repubblicano e non potrai dire ai tuoi di votare l’altro. A meno che l’altro non sia un fenomeno carismatico. Ma non è il caso di Joe Biden.
In tutto ciò il vuoto dei nostri cosiddetti esperti consiste nel renderci noto qual è il sentore degli americani. Quell’onda di consensi, anche immotivati o non perfettamente decodificabili, espressi al bar, in conversazioni tra amici, ma insieme costitutivi del modo di sentire di un paese. Certamente gli Stati Uniti hanno diversi volti, diverse realtà, diversi modi d’essere: grandi città, periferie, praterie, est ovest e altro.
Ma l’idea di insieme non sfugge in condizioni date. Non è commensurabile a dati, ad elementi statistici riassumibili in numeri. Però c’è. Ed è quella che deve raccontarci l’inviato in America. Non le copertine dei giornali o gli incrementi di borsa, come le sortite dei vip. Quelli possiamo leggerceli tranquillamente da casa.
Un volto questa America per noi, attenti provinciali di lusso che in fondo pensiamo ancora di essere i remoti maestri, ce l’ha. Noi non riusciamo a coglierlo. E neanche ci aiuta Rampini su La Sette, la sera.