Si tratta di una decina di ragazzi riconducibili a Forza Italia, secondo la ricostruzione della professoressa Donatella Di Cesare. Proprio nel pomeriggio di oggi ha dovuto subire l’irruzione di alcuni giovani che in posa di protesta hanno chiesto fossero sospese le lezioni.
Donatella Di Cesare insegna filosofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma. Conosciuta meglio per i suoi interventi nei talk show, specialmente nella trasmissione a La Sette Di Martedì. Le sue posizioni sono sempre eterodosse ma si inquadrano in un orientamento della sinistra non raffigurabile in partiti rappresentati.
Precisamente è balzata alle cronache per un suo twitt in cui, dopo la morte di Barbara Balzerani, ha scritto un ricordo solidale per il piano ideale anche se chiaramente diverso sul piano delle scelte etiche. La breve dichiarazione è stata subito oggetto di polemica. La docente ha tolto subito il twitt ma oramai era stato visto, fotografato e riproposto da molti.
Sempre sui Social, un gruppo sedicente di riferimento a Italia Viva si è lanciato addirittura in una petizione per chiedere l’estromissione dall’Università della “cattiva maestra”. Fin qui i batti e ribatti che vanno dal virtuale al puramente dialettico.
Oggi lo scontro rischiava di essere di natura diversa. Ne dà informazione la stessa professoressa attraverso l’Ansa.
“Temo che non ci siano le condizioni per un normale svolgimento dell’attività didattica –ha detto la prof alla più importante agenzia stampa italiana – Si è trattato di un’azione squadristica di elementi esterni all’università, molto violenta”. “È stata violata la sacralità dell’aula” – ha aggiunto.
Ma sommessamente a tanto sapere al cospetto della prof si vuole chiosare che forse si è violata la sacralità della discussione, del libero dibattito, del confronto anche acceso tra persone di convincimenti diversi. Dopo anni e anni di dibattiti, dopo una tradizione parlamentaristica che vede il nostro paese tra i primi posti nella continua scomposizione delle opinioni, fa specie vedere tanto integralismo nei confronti di chi è latore di idee, pur discutibili.
Le possibilità che si intravvedono sono due: che il twitt di Donatella Di Cesare sia stato solo il pretesto per fare un’azione di ostracismo nei suoi confronti; oppure che il livello di pluralismo raggiunto dai soggetti sociali che compongono attualmente la scena sia andato fortemente depauperato. E qui, probabilmente, c’è un ruolo dei Social. Il livello e la perentorietà dei giudizi scritti, non adiuvati dalla presenza fisica, dalla voce, dai toni, di chi se ne fa portavoce, non aiutano. Anzi, costituiscono un elemento di irriducibilità maggiore. I Social ci rendono più gretti dei gruppi di autonomi che giravano nelle università negli anni Settanta.
Ma in conclusione una boutade di alleggerimento dal professoressa Di Cesare ce la concederà. “Chi di asprezza nei toni ferisce di altrettanto polemismo perisce”. Ma il perire è solo umoristico, chiaramente! Lunga vita e felicità alla professoressa Di Cesare! (Anche se non sono mai minimamente d’accordo con lei).