Mancata comunicazione di variazioni patrimoniali. È un reato secondo la legge Rognoni-La Torre. Ammontano a circa quarantadue milioni e mezzo. Corrisponde a versamenti girati da Silvio Berlusconi con intestazioni a Marcello Dell’Utri e alla moglie.
Occasione buona per riaccendere i fari sul braccio destro del Cavaliere. Il tutto dalla Procura di Firenze che indaga su presunti mandanti esterni nelle stragi mafiose del 1993.
Dalla Direzione Investigativa Antimafia si è disposto per queste ragioni al sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Il problema di Dell’Utri consiste, prima, nella mancata dichiarazione come variante del reddito. Ma, secondo, che l’ipotesi degli inquirenti vede l’elargizione come compenso del silenzio.
Dell’Utri era stato già condannato – con sentenza passata in giudicato – per il reato di concorso esterno nel delitto di associazione di tipo mafioso.
Una vicenda che pare non lasciare scampo a Dell’Utri che, pur essendo uscito da un brutto male, pur avendo superato le forche caudine dell’inquisizione della magistratura, sembra dover subire un’altra inquisizione per incaute elargizioni monetarie. Difficile, riuscire a sostenere che quei bonifici fossero indirizzati a lui come regalo di compleanni o di altre feste comandate. In ogni caso sarebbero dovuti esser dichiarati. La pressione sull’ex braccio destro proprio non vuole cedere al passo dei tempi. E poi non c’è più il corpo della grande organizzazione finanziaria di cui era funzionario.
I giudizi sulla persona e sul sistema di potere costruito attorno all’impero di Berlusconi possono essere vari e su questi si è fatto negli anni pieno esercizio di dialettica, fino alla retorica pura.
Da qualsiasi posizione di partenza però non si può non vedere tutto questo sistema di potere, piuttosto come oggetto di una persecuzione che dura nel tempo in virtù di una moderna inquisizione.
Viene a mancare l’invidia del potere per passare a una simpatia naturale che in una sceneggiatura qualsiasi lo spettatore indirizza all’inquisito, non all’inquisitore. Inevitabile dire, come hanno fatto in molti, che la persecuzione nei confronti di Berlusconi dura anche dopo la sua morte. Ed un reato che dovrebbe essere estinto con la venuta meno del suo autore continua a riempire le pagine di attualità.
Si parla di fatti ascritti ai due protagonisti circa trenta anni fa. La metamorfosi narrativa consentita nella povertà di cambio generazionale o di alternanza nel nostro paese, porta a modificare i due presunti malfattori in sventurati e perseguitati. Ed è su questa scena che in questo paese non diventa mai possibile dismettere la cronaca per dare ingresso alla Storia. Tutto è ancora parte integrante dei fenomeni riguardanti i nostri giorni, anche se si tratta di fatti accaduti un secolo fa.
Ed è per questo che diventa impossibile riconoscere l’attuale dalla memoria, il necessario dal contingente.