Si tengono quelli che hanno già iniziato i lavori. Ma anche quelli che non li hanno iniziati ma hanno siglato un accordo vincolante. Deve essere chiaro ed esplicita la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori e sia stato versato un acconto sul prezzo. A una condizione però. Che gli interventi siano diversi da quelli agevolati ai sensi dell’articolo 119 del citato decreto-legge n. 34 del 2020. Per i medesimi non è prevista la presentazione di un titolo abilitativo. IN sostanza questo tipo di contratto non potrà ottenere i benefici del superbonus.
Una materia per cui il rasoio è più complicato del mantenimento dello status quo. Ma il vantaggio del rasoio consiste nell’evitare la spesa così ingente che ha portato. Centododici miliardi di Superbonus contro i 35 previsti – dà la cifra della proporzione del problema per il bilancio. Sul bonus facciate, 26,5 miliardi contro i 5,9 stimati. Un esborso pazzesco, imprevisto in queste proporzioni dal governo che lo approvò. Ma che ha portato anche in termini di Prodotto Interno Lordo un incremento pari all’8,3% in più nel 2021. Sempre in numeri è uguale a 1,3 punti percentuali in più della stima diffusa ad aprile scorso.
Quindi, si ripete, stretta sulle cessioni ma anche salvaguardia sulle cose avviate. Ma è anche vero che il taglio relativo alla cessione dei crediti e lo sconto in fattura non avrà effetti retroattivi.
A piangere è il Terzo settore (insieme agli Iacp) e il superbonus per le aree terremotate. Cancellate anche le cessioni e gli sconti in fattura, possibili ancora fino a poche fa. Anche sull’abbattimento delle barriere architettoniche si vede ridotto la possibilità di agire, ma non si esclude.
Si salvano quelli che hanno presentato una Cilas per lavori condominiali o dove sia stata approvata una delibera o precedentemente sia stato richiesto un titolo abitativo in caso di demolizioni e ricostruzioni.
Ed è anche l’Istat a dare la mazzata al concetto in sé della misura di Stato che mette in moto l’economia è quando Giovanni Savio, capo direzione per la contabilità nazionale, dichiara: “il Superbonus ha annullato i miliardi che erano stati portati dalla revisione” (Ansa). Rivedendo il Pil 2021 il Superbonus è costato 2,8 punti di crescita. È costato cinquantaquattro miliardi di euro, paragonabile a una finanziaria!
Ma c’è un problema relativo al fatto che ciascuno ha una firma in questo mega strumento di intervento nell’economia reale. Non solo i Cinquestelle, ma anche chi ha lavorato al governo con loro dovendo anche includere Santo Draghi, che qualche correttivo aveva provato a dare, e il governo Meloni accortosi solo ora di tanto esborso.
Ma il problema è anche il rallentamento che si sta intensificando in tutta la zona euro. Le risorse in deficit su cui il governo starebbe ragionando non saranno quindi nemmeno sufficienti a confermare il taglio del cuneo fiscale da dieci miliardi. Necessarie nuove entrate! Si debbono coperture per una manovra che potrebbe aggirarsi sui 20-25 miliardi di euro. Si prevedono nuove tasse. Si preparino le banche sugli extraprofitti e i giochi.