Hanno operato d’ernia Benjamin Netanyahu. Tutto bene. La comunicazione israeliana parla del proprio premier dicendo che è “in forma e comincia a riprendersi”. Ma i cittadini di Israele hanno continuato a chiederne le dimissioni in una manifestazione a Gerusalemme. (Vogliono però anche il rilascio degli ostaggi da Hamas che risponde però essere troppo distante il fronte di Israele per ritenere siano stati fatti dei veri passi avanti nelle trattative).
In questa fase Netanyahu fa il buono dicendo che è Hamas ad essere rigida nelle sue posizioni. In questo batti e risposta dalla degenza del premier israeliano in ospedale, il contro di intervento sanitario resta al centro dell’immaginario di questa guerra con l’annuncio del ritiro delle truppe di Israele dall’ospedale Shifa. Non si commuove Hamas che dichiara esserci là decine di cadaveri. Quindi è forse una misura d’igiene per i militari ma soprattutto il rilevare che tutto il danno che si poteva fare è stato fatto è il sito non ha alcun valore strategico.
Va detto che la ritirata non è stata dimessa o con la bandiera bianca. L’esercito israeliano se n’è andato sparando proiettili al fine di consentire la ritirata dei carri armati. Ora pare siano diretti a sudovest della città di Gaza.
Ma è sempre la centralità dell’ospedale e le sofferenze contenute hanno contribuito a rendere un poco più dialoganti un po’ tutti. Su Telegram Hamas ha chiesto scusa a chi vive nella Striscia di Gaza per i dolori subiti in questa vicenda bellica. Ma resta l’obiettivo di arrivare alla libertà e questa si ottiene solo attraverso la vittoria.
Riprendono a dialogare anche il governo israeliano con gli Stati Uniti in contatto per capire quali sono le alternative all’invasione militare di Rafah. Ma la prossima settimana potranno esserci anche incontri di persona.
In mezzo a una miriade di notizie di morti, arresti, attentati, con l’ospedale come epicentro di sciagure, sempre l’ospedale si spera possa tornare il luogo di superamento da tante sofferenze.