Le truppe combattenti a Sud della Striscia di Gaza dovrebbero esser prossime a smobilitare. Così hanno riferito i media israeliani. Le truppe di terra hanno combattuto alacremente per quattro mesi.
A rimanere in sede per tenere il presidio della zona dovrebbe restare solo la Brigata Nahal. Deve rimanere sotto il controllo il Corridoio Netzarim. È costituito da un tratto intermediario nella Striscia e segue da nord tutta la costa. Vicino c’è il kibbutz Beeri.
Ma le ragioni di questa scelta tattica non debbono far supporre improbabili e sopravvenuti miti consigli. In verità, come ammesso dal ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, è pronta una risposta qualora dall’Iran si tentasse un attacco. Ed ha aggiunto: “L’apparato della Difesa ha completato i preparativi di risposta in caso di qualsiasi scenario che si possa sviluppare con l’Iran”.
E mentre anche Israele conta i suoi caduti (260) la tensione sul pericolo di estensione del conflitto diventa sempre più consistente. Tutti sanno che la sfuriata di Biden con Benjamin Netanyahu non potrà mai produrre un disimpegno degli americani. Sussistono però le condizioni perché il conflitto si allarghi a nuovi soggetti che hanno come obiettivo, non tanto l’ottenimento di un risultato tangibile (una porzione di territorio, un riscatto materiale) bensì la distruzione totale del nemico divenuto insopportabile.
In questo scenario diventa quasi insostenibile la speranza che i due massimi rappresentanti dei paesi contendenti possano uscire dalle ostilità con le loro forze.
D’altra parte se si confida sulla personalità dei soggetti in campo nella scena internazionale, oggi, le speranze di un accordo di sospensione delle ostilità scemano ancora di più.
Ed è anche su questo stesso scenario internazionale che si avverte come un vuoto assoluto la mancanza di un soggetto europeo che avrebbe l’interesse, oltre che il diritto, a dirimere i sospesi tra i due popoli. Ma difficilmente tutto questo si otterrà sulle condizioni di una pace duratura bensì dovranno essere garantiti spazi e diritti di territorialità a ciascuno, nella presa d’atto che tenere la distanza sarà un fatto inevitabile.
E sarà impossibile un accordo di questo tipo senza il riconoscimento di un mediatore esterno in grado di garantire entrambe i contendenti. Ma chi? Potrebbe essere l’Europa. Se ci fosse.