Nell’età in cui i sistemi di pensiero e le visioni del mondo sono totalmente tramontate l’interrogativo che ci si pone in base agli orientamenti elettorali non è più sulla missione del proprio orientamento politico. E cioè l’idea di società che conserva l’elettore nella sua tensione a esprimere un orientamento sulla scheda. Bensì su come questa finalità si profila.
Le parole chiave non sono equità, distribuzione dei beni, libertà, garanzie democratiche o ritorno a un principio di autorità necessario. Bensì competenza e moralità.
Ma a dire questo non sono coloro che rispondono al sondaggio. Sono bensì i sondaggisti che fanno le domande. Hanno totalmente rinunciato a capire quale tipo di società per gli elettori sarebbe quella più giusta, equa, a propria dimensione.
A servizio dei partiti si preoccupano di vedere se i pochi elettori che ancora si recano alle urne avranno un giudizio coerente a quello dato in passato oppure se derogheranno da vecchie scelte.
Ne dà dimostrazione un sondaggio realizzato da Eumetra. Le domande rivolte a prossimi elettori riguardano le motivazioni. C’è una general-generica autoreferenzialità chiedendo coerenza con le proprie idee (32.8%), affiora, immancabile, la questione morale (26.5%), la fiducia verso la competenza dei rappresentanti (19,6%).
L’elettorato che supera i cinquantacinque anni è quello che più frequentemente indica la questione morale come prioritaria: 38,8%. I giovani (meno di 35 anni) indicano al 14,4% che come categoria etica preferiscono la competenza (25.5%). Ma sempre l’onestà ricalca anche le scelte elettorali quando debbono indicare la persona nello specifico: 33.5%. Sempre sull’opzione per la persona la competenza è un discrimine che riguarda il 18,6% degli elettori.
In buona sostanza è il contenuto del sondaggio pubblicato su Il Riformista. Serve però a confermare l’ossessione del sondaggista che domanda sulle questioni di maggiore risalto nei notiziari abdicando totalmente a chiedere qual è l’idea di giusto governo, se maggiormente proteso verso i diritti dei disagiati, se deve garantire gli stessi col reddito di cittadinanza, se si vuole una società con meno tasse, meno regole però inevitabilmente squilibrata nei rapporti di potere o se invece stanchi della “mascherata della libertà”(come diceva Giorgio Gaber) e desiderosi di essere garantiti solo del proprio benessere …
Buone o cattive ragioni che per come sono avvertite nella società reale non conosceremo mai. Con questi sondaggi, con questi partiti.