Nel novero del dibattito che si apre per le elezioni europee si debbono quindi puntualizzare i benefici e i danni di un’Europa sempre meno politica, sempre più dirigistica. Sulle guerre e sulle distanze tra gli Stati belligeranti si è, in sostanza, al comando americano. Quando si deve normare il dettaglio nei confini europei si è fiscali e anche lesionisti, almeno per alcuni Stati.
Sì, perché l’Unione Europea comanda. Agli Stati membri tocca eseguire. Sono le regole per vivere in armonia nel contesto europeo. Ed entro due anni dovremo adempiere alle nuove norme sulla coibentazione delle abitazioni e sulla loro autonomia energetica. Questo significherà un nuovo divario tra possessori di casa: quelli che potranno valorizzare i loro immobili provvedendo a queste richieste e quelli che non potranno farlo vedendo così perdere di valore la loro proprietà.
IL solito gioco tra ricchi e poveri del continente a beneficio dei primi. L’Italia ha votato contro. L’ha spiegato a chiare lettere Giorgetti prendendo ad esempio la vicenda del superbonus per chiarire come ci siano pochi che abbiano ristrutturato a spese dello Stato e senza pagare un soldo mentre i più siano rimasti a bocca asciutta. (In Italia i bonus edilizi sono costati 219 miliardi di euro in un triennio: più di qualunque altra politica economica del dopoguerra).
L’abbattimento della soglia di anidride carbonica prodotta è l’obiettivo del 2030, per arrivare al 2050 alla neutralità climatica.
Con l’impraticabilità, per molti, di adempiere ai rigori della nuova normativa si allarga la distanza sociale tra chi può e chi non può: alcuni immobili si valorizzeranno e altri si deprezzeranno.
Pare proprio che il legislatore europeo viva altrove. Dire Europa significa dire tante cose diverse tra loro. E le chiacchiere che si ascoltano nei dibattiti pubblici sull’uguaglianza dimenticano che gli effetti delle norme prodotte vanno al contrario di questa chimera.