Oggi 22 aprile nella Giornata internazionale della Terra si moltiplicano le iniziative per concentrare l’attenzione sui segnali di malessere che si recepiscono sul suolo. Una di queste è il dato sulle polveri sottili di cui ci dà documentazione Legambiente.
E sono questi i casi in cui si evidenzia una classifica come si fosse al campionato di calcio. Solo che l’ordine di merito è invertito. Ma anche che non c’è alcun merito nell’esser città ultima della lista, quindi la meno pervasa da polveri sottili. Tutto dipende da concentrazione industriale in relazione al dal flusso dei venti.
Cominciamo a dire quindi che Roma ben figura con il quarantunesimo posto. Ma il suo dato di concentrazione aumenta del 3,3% tra il 2018 e il 2022.
Assai meglio però di altre otto città che hanno superato il limite previsto di PM10 in trentacinque giorni e con una media che supera i cinquanta microgrammi per metro cubo. Sono Verona (Borgo Milano) che attesta 44 giorni di sforamenti nei primi 91 giorni dell’anno. Seguono Vicenza (San Felice) con 41, Padova (Arcella) 39, Frosinone (scalo) 38, Brescia (Villaggio Sereno), Cremona (Piazza Cadorna), Torino (Grassi) e Venezia (Via Beccaria) con 36.
L’impostazione data a questa giornata da molti giornali – in testa a tutti il Sole 24 Ore – risente quindi di un limite. Quello di guardare la Terra intesa non esattamente come il pianeta che abitiamo quindi in relazione con un sistema di coabitazione si pianeti, satelliti, stelle, nane bianche, buchi neri e salti quantici … Bensì allinearci alla Terra intesa come “ ground “(inglese), come la terra minuscola, il suolo dove assicuriamo i piedi e la posizione eretta. Questo stessa base ci consente, oggi, di capire anche l’aria che respiriamo comprendendo quanto sia compromessa dai fattori di inquinamento.
Va tutto bene ma anche questa impostazione risente di un grave limite. Quello del ritardo negli studi per cui non capiamo nulla o ben poco di quanto accade sotto la terra. Non siamo in grado di prevedere un terremoto. Non ci sono proiezioni se non probabilistiche e immediatamente deduttive alla possibilità che in una specifica area vasta possa determinarsi un cambiamento tellurico.
Tutto questo in una fase dell’evoluzione umana dove invece si vive l’esaltazione per la Scienza e per i risultati fin qui ottenuti. All’Auditorium a Roma si è appena conclusa la settimana dedicata al Festival delle Scienze che si celebrano come le canzoni di musica leggera.
Diventano argomento di società le conquiste della Scienza e le nuove acquisite certezze ma lasciano dietro di loro un vuoto che nell’evoluzione di alcuni ambiti creano un vuoto rimosso nel sapere diffuso sulle cose ignorate. E tra queste c’è proprio la Terra e il senso del profondo in questa giacente.
Fa parte di una rimozione freudiana la rimozione della morte per l’esaltazione dell’illusione di un futuro diverso. Ed è invece la dannazione a cui ci ha sedotto il mondo della tecnica. E il tutto avvenne quando ebbe inizio la separazione dell’uomo dal suo pianeta. La fotografia della Terra vista dalla Luna recita questo distacco che vuole rimuovere la di certezza del ritorno alla terra, intesa stavolta ne senso del sedime dove insiste la nostra esistenza reale.