Un Primo Maggio dove Bergoglio ribadisce come la fede non deve consentirci di declinare davanti alla paura. Altre frequentazioni del pensiero sono normali, possibili, comprensibili, naturali. Gli esempi sono nell’uso della ragione e anche del dubbio. Fanno parte di noi. Ma non sono questi i momenti in cui il cristiano declina dalla sua professione di fede. Bensì la paura.
E su ogni assertività esistenziale il percorso che deve accompagnare la dimensione dell’essere cristiani: non accettare la fede per cultura tramandata o incontrata bensì concentrarsi nel legame con Dio. La fede in sostanza consiste in questo. “La fede è la virtù che fa il cristiano”.
Il legame è stabilito dalla propria soggettività con la dimensione di Dio: “la persona e il volto amabile di Gesù. Questo legame ci fa cristiani”.
Un Primo Maggio, quindi, non solo di concertone al Circo Massimo, bensì nel ribadire dalla massima espressione della cristianità, il massimo della tensione esistenziale di cui una persona di fede deve farsi portatrice.
Centrare tutto sulla fede. Declinarla nel proprio vissuto. Rappresentarla a sé stesso e al mondo. “Ma il grande nemico della fede è la paura. Per questo motivo la fede è il primo dono da accogliere nella vita cristiana: un dono che va accolto e chiesto quotidianamente, perché si rinnovi in noi”.
Di qui l’impostazione che tende all’elevazione massima assume una dimensione maggiormente comprensibile. “La fede non è di tutti, e anche noi, che siamo credenti, spesso ci accorgiamo di averne solo una piccola scorta. Spesso Gesù ci può rimproverare, come fece coi suoi discepoli, di essere ‘uomini di poca fede’. Però è il dono più felice, l’unica virtù che ci è concesso di invidiare. Perché chi ha fede è abitato da una forza che non è solo umana; infatti, la fede innesca la grazia in noi e dischiude la mente al mistero di Dio”.
Di qui l’apertura al mese mariano. “Durante le preghiere del mese di maggio, confidate alla Madonna le vostre vicende personali e familiari, così come le sofferenze di quanti sono vittime delle guerre”.
Saluti ai fedeli che arrivano dalla Polonia, il cordoglio per coloro che sono stati colpiti dall’alluvione in Kenya, e l’esortazione a pregare per la pace riferendosi ai conflitti in atto. Quindi uno spunto polemico che sarebbe andato bene anche nella piazza laica del Primo Maggio. “Purtroppo oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi. Terribile, guadagnare con la morte. Chiediamo la pace, che vada avanti la pace”.