L’appuntamento elettorale probabilmente non aggiungerà nulla di nuovo per i grandi rapporti di forza nel nostro paese. Tutt’al più regolerà qualche gerarchia di coalizione tra più o meno forti. Non è una novità che l’appuntamento per le elezioni europee nel nostro paese segna una scadenza dove i rispettivi partiti si misurano sul piano ideologico. Mancando un oggetto del contendere di scambio da promettere in campagna elettorale ciascun partito riscuote elettoralmente per il suo vero potenziale politico, almeno per quella specifica fase. Servono a ciascuno dei partiti, quindi, le elezioni dell’8 e 9 giugno per capire quanto sono in salute e cosa debbono rettificare nella loro linea. E questo è dato dal tipo di personaggi promossi o trombati nella consultazione.
Al fine di non avere sorprese sgradite ciascuno corre ai ripari preventivamente. Lega e SinistraVerdi candidano un outsider di grande richiamo: rispettivamente Roberto Vannacci e Ilaria Salis. Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Democratico, e Azione candidano i loro leader. Rispettivamente: Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Elly Schlein e Carlo Calenda.
Ed è una scelta che ha ricevuto molte critiche perché ciascuno dei leader non potrà fare il deputato al parlamento europeo. D’altra parte però non impegnarsi personalmente, “mettendoci la faccia” come sul dirsi, avrebbe potuto significare non essersi spesi del tutto per la propria compagine favorendo i diretti concorrenti. Sono le classiche situazioni dove qualunque cosa si faccia si sbaglia e anche nel non far niente si sbaglia lo stesso.
Eppure ben altro dovrebbe rappresentare questo appuntamento dove l’Unione Europea, proprio come concetto, è chiamata a rispondere ad un obiettivo alto su di sé. Da più parti è stata richiesta la rinuncia ad atteggiamenti dirigistici e amministrativistici. Serve una vera guida politica fino alla dotazione di un esercito. Lo hanno detto sia Draghi che Macron ma i nostri cercano di andare avanti per la loro strada.
Meloni sarà impegnata nel suo progetto di proteggere appieno la supremazia del suo partito sulla maggioranza, oltre che il suo personale. Tajani sarà impegnato nel raggiungere le due cifre di percentuale e di superare la Lega affermandosi come seconda forza di coalizione. La Lega dovrà limitare i danni della caduta a precipizio degli ultimi mesi arrivano alla resa dei conti col suo leader Salvini oramai un poco logoro. Dall’altra parte Elly Shlein dovrà confermarsi forza di riferimento all’opposizione cercando di distanziare l’inseguitore Conte dei Cinque Stelle. In più dovrà raggiungere le due decine di percentuale per darsi come convitata obbligata in ogni trattativa. Lo stesso, anche se più attenuato, l’obiettivo di Giuseppe Conte coi Cinque Stelle. Calenda e Renzi a contendersi su chi tra i due ce l’ha fatta nel darsi credibilità nel mondo moderato ed eurocentrico. SinistraeVerdi nel tentativo di contare e di esser da riferimento per la linea da tenere all’opposizione così come per il futuro ricongiungimento in un’alleanza per tornare al governo.
Tutte storie nostrane che non tengono conto dei rapporti di forza effettivamente espressi in ambito di Unione.