Il dibattito per le presidenziali statunitensi si accende sempre più, come naturale e prevedibile. Solo che in questa edizione ci sono due campi in cui i contendenti si fanno la guerra. E sono i terreni di guerra vera e propria. In Medio Oriente come in Ucraina.
Solo che la sproporzione tra i due contraenti è data dal fatto che uno sui due fronti ci sta sul serio, ed è il presidente in carica. Deve sostenere due guerre pur sapendo che gli americani non ne possono più del ruolo di primazia mondiale sostenuto dal secondo dopoguerra.
L’altro ha maggior agio nella critica perché i due fronti non stanno andando benissimo, tanto più nel parere dell’americano medio, specialmente quello che non abita tra le due coste.
E allora Biden fa il duro per dire che sta sul punto di ritirarsi da uno delle due scene di guerra, quella in Medio Oriente. Il Presidente ha affidato alla Cnn il proclama per cui non aiuterà ulteriormente l’esercito israeliano se veramente inizierà a invadere Rafah, a Gaza. Sospenderà la fornitura di armi a Tel Aviv – ha detto. (Più precisamente quelle offensive).
Trump non ha mancato di passare all’attacco. (Al momento solo verbale). Il trittico definitorio col quale Trump affresca il ritratto di Biden si compone delle seguenti figure: “disonesto”, “corrotto”, “debole”.
E spiega. Sempre Trump: “Il disonesto Joe Biden, che lo sappia o meno (inciso che allude all’incapacità di intendere e di volere del presidente in carica), ha appena dichiarato che non fornirà armi a Israele mentre combatte per sradicare i terroristi di Hamas a Gaza. Hamas ha ucciso migliaia di civili innocenti, compresi i bambini, e tiene ancora in ostaggio gli americani, se gli ostaggi sono ancora vivi. Eppure, Il disonesto Joe si schiera dalla parte di questi terroristi, così come si è schierato dalla parte dei Radical Mobs che si stanno impadronendo dei nostri campus universitari, perché i suoi finanziatori li finanziano”.
Ed è sempre l’aspirante presidente a confidare nei Social per la diffusione del suo verbo insistendo sulla nota della fiacchezza etica e fisica: “Biden è debole, corrotto e sta portando il mondo dritto verso la terza guerra mondiale. Ricordate: questa guerra in Israele, proprio come quella in Ucraina, non sarebbe mai iniziata se io fossi stato alla Casa Bianca. Ma molto presto torneremo a chiedere la pace attraverso la forza!”
Ed è un’equazione, quella tra forza e pace, che nella Storia ha conosciuto diversi svolgimenti. Tutti apprezzabili a posteriori. Sarebbe curioso di vedere qual è quello di Trump, anche qualora non avessimo il bene di conoscerlo direttamente.
Ed è lo scontro verbale che ottunde il fatto di dover decidere sulla sorte di migliaia di persone con la sventura di vivere in quella fascia di territorio. È notorio siano stati già determinate valanghe di morti nella decisione di inviare armi. Evidente il fatto che gli Stati Uniti non possono proporsi come fattori di mediazione perché incapaci a gestirla come hanno dimostrato a più riprese. Se qualcuno deve gestire questo ruolo non possono più essere loro.
Tanto meno i due candidati presidenti che strumentalizzano una guerra vera per farsi la guerra tra loro due.